AVATARIUM: The Fire I Long For
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29/12/2019Che fossimo al cospetto di una band di alta caratura, questo lo avevamo intuito prima di inserire il disco nel nostro stereo. Quando in un progetto spunta fuori il nome di Leif Edling già possiamo immaginare dove si andrà a parare; non a caso il prolifico bassista ci ha sempre abituato ad alti standard, basta menzionare i Krux o i più celebri Candlemass. Gli Avatarium sono un progetto giovane nato da una costola del bassista svedese che vi ha militato fino al 2017 ed ha senza dubbio dato alla band il suo inconfondibile imprinting sonoro. Brani quali l'opener "Voices", dall'andamento marziale e "Epitaph Of Heroes", dal granitico e tradizionale riffing doom sono un palese esempio di eredità lasciata alla band dal suo demiurgo. Ma l'ensemble svedese non si limita a scimmiottare un riffing reso oramai trademark di un genere sempre più sfruttato, non ci sta ad essere definita una copia gettata nel calderone delle band che suonano tutte allo stesso modo, certo di qualità, ma senza quei tratti distinguibili che fanno la differenza. La presenza di Jennie sicuramente è un valore aggiunto e dimostra ancora una volta come la voce femminile possa adattarsi bene al genere doom senza snaturarlo portandolo sul binario inflazionatissimo del "simil-gothic". Proprio questo tocco femminile riesce a conferire a "Rubicon" un andamento claustrofobico ma anche suadente, un ritmo che ancheggia sinuoso per tutta la durata del brano ma che non risparmia in termini di cupezza sonora.
Di diverso sapore risulta una delle tracce meglio riuscite del platter, "Lay Me Down", presentata anche in anteprima dalla band come singolo. Il brano si presenta come una ballad malinconica dove le chitarre acustiche giocano un ruolo predominante intessendo una dolce trama sulla quale poggia la delicata voce di Jennie che diviene particolarmente evocativa nell'ampio chorus. Un brano che sembra provenire direttamente dalla vecchia scuola del rock primigenio; nelle note non si può non avvertire un sottile richiamo e tributo a gruppi seminali quali i Rainbow o i Deep Purple. Allo stesso tempo dolcemente malinconica risulta anche la title track "The Fire I Long For", questa volta il brano però si presenta con caratteristiche più sinfoniche che conferiscono al sound una "apertura" maggiore di più ampio respiro. L'epilogo del disco è affidato a "Stars They Move", melodioso incontro tra la voce cullante e dolce di Jennie e le note struggenti del piano di Rickard Nilsson che rendono il brano essenziale nella sua semplicità. Ciò che rende vincente e funzionante la proposta musicale degli Avatarium in questo ultimo LP è sicuramente la sapienza con la quale la band riesce a forgiare un sound che sia granitico e claustrofobico, ma che abbia anche il retrogusto dolciastro della malinconia e quel pizzico di malìa che è attribuibile ad un magistrale tocco femminile.
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