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ASPHYX: LAST ONE ON EARTH

data

30/06/2007
85


Genere: doom/death
Etichetta: Century Media
Distro:
Anno: 1992

Dopo un album folgorante come 'The Rack' gli Asphyx ebbero l'opportunità di effettuare un tour con gli eroi del death metal svedese Entombed nel 1991. Ancora, all'inizio dell'anno successivo il gruppo fu in tour con Bolt Thrower e Benediction. Venne realizzato un EP dal titolo 'Crush The Cenotaph', un mini-album prodotto da Waldemar Sorychta e contenente materiale ri-registrato dell'era pre-Van Drunen e tracce live. Dopo tutto ciò fu tempo per registrare il secondo album in studio. 'Last Man On Earth' uscì nel Novembre del 1992 e fu subito chiaro che avrebbe suonato più pesante ed aggressivo del suo predecessore. Difatti pur seguendo essenzialmente lo stile di 'The Rack', questo nuovo album beneficia di una maggiore coesione all'interno del gruppo e anche delle passate esperienze live di livello, facendone tesoro e infondendo alle otto canzoni un groove maggiore, più robustezza ed aggressività sia per l'ascolto "casalingo" che per la trasposizione su palco. I risultati non tardarono ad arrivare: 'Last Man On Earth' fu subito decretato il capolavoro degli Asphyx e anche un modello da seguire per tutti quei gruppi death metal che si sentivano equidistanti sia dal tecnicismo rombante che dalle melodie zuccherine e ruffianelle, proponendo essenzialmente un sound back to the roots, anni'80 fino al midollo (non è stato mai un segreto che il gruppo idolatrasse album come 'Scream Bloody Gore' dei Death e 'Morbid Tales' dei Celtic Frost) e nelle soluzioni adottate. A detta del gruppo stesso:"Death metal, the brutal way!" Tutto suona migliore rispetto a 'The Rack': a monte di una produzione migliore, le canzoni sono meno doomy nel loro incedere, presentando anche interessanti accelerazioni e blast beats di batteria (come nella sparatissima "Serenade In Lead" o "Incarnation Of Lust") accanto a momenti più mid-tempos in puro stile Asphyx che già conosciamo ed in generale il feeling claustrofobico della prima release si è andato diradandosi a favore di attacchi frontali a base di death metal old school. Menzione speciale va fatta a Martin Van Drunen, che in questa occasione abbandona i suoi (limitati) impegni al basso in favore del nuovo entrato Ron Van Pol per concentrarsi unicamente sulla voce, con un risultato globale assai migliore, sia per quanto concerne la voce che le parti di basso. Concludendo, concordo pienamente con coloro che hanno omaggiato 'Last Man On Earth' come migliore album degli Asphyx, consigliandolo vivamente a tutti gli amanti del caro buon vecchio death metal, specialmente anni '80.

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