ASPHYX: Necroceros
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17/02/2021Dopo quattro anni dalla precedente release tornano gli olandesi Asphyx con questo nuovo ‘Necroceros’, con Martin Von Drunen come unico membro già presente nei primi due dischi della band, poi rientrato sin dalla reunion insieme al chitarrista Paul Baayens. La voce di Martin resta bella gracchiante e assimilabile a un Lemmy leggermente più afono. Ricordo bene la sua voce sin dai tempi in cui cantava nei conterranei Pestilence. Questo disco, registrato in piena pandemia, è il decimo della serie e ha conservato tutta l’energia di cui è stata sempre capace la band. Si comincia con “The Sole Cure Is Death”, pezzo cadenzato e lento, ai limiti del doom. “Mount Skull” viaggia invece a velocità maggiori, con riff chitarristici più vicini alla scuola nordica del black metal, anche se per il resto poco c’entarno con questo genere. Molto rocciosa e marcia mi è sembrata “Three Years Of Famine”, che mi ha fatto pensare ai Pungent Stench, e sempre di scuola metal estrema europea stiamo infatti parlando. Il brano mi sembra, peraltro, piuttosto articolato, con momenti di pausa, fatti di delicati arpeggi malinconici a metà strada tra gli Iron Maiden dei tempi d’oro e i Metallica, con le loro semi ballad. Altra mezione per “Botox Implosion”, pezzo più vicino al vecchio thrash metal tedesco di fine anni ’80; già il titolo mi invoglia positivamente all’ascolto: è proprio quello che desidererei che accadesse a tanti, troppi, esseri umani ormai letteralmente plastificati, così persi nel culto malato dell’estetica a tutti i costi! Certamente si tratta di un gradito ritorno di una band con una carriera ormai trentennale e per questo è comunque facile cadere anche nel già sentito.
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