ARTHEMIS: GOLDEN DAWN
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15/08/2003Dopo aver sfornato un ottimo lavoro come "The Damned Ship" la band Power Metal veronese si ripropone al pubblico con il nuovo "Golden Dawn", sperando di ottenere lo stesso riscontro di pubblico avuto in Giappone col precedente album anche qua in Europa. E, a mio parere, questi giovani ragazzi hanno tutte le carte in regola per compiere il tanto meritato "salto di qualità" tra le band più rinomate del globo. Si perché questo "Golden Dawn" non rappresenta solo un evoluzione del loro sound secondo le loro influenze di stampo Hard Rock o Heavy degli anni '80, ma anche una maggiore maturazione professionale di tutti i musicisti . Le lodi vanno in primis a quello che ritengo uno strepitoso Alessio Garavello alla voce, secondo in Italia solamente a quella bestia di Roberto Tiranti, ad un eclettico Andrea Martongelli alla chitarra e al ritorno dietro alle pelli del potente e tecnico Paolo Perazzani. L'album si apre con l'agguerritissima ma quanto mai riuscita "Fire Set Us Free", canzone legatissima ai vecchi canoni Power Metal del sound di casa Arthemis: questa bomba di rabbia e di potenza risuona maestosa ed esplode nel trascinante ritornello che si chiude con i numeri vocali, veramente degni di nota, del buon Alessio che hanno saputo lasciare a bocca aperta non poche persone. La strabiliante forza dei singoli si dimostra anche nell'assolo che ci regala Andrea Martongelli: un crescendo di tecnica e qualità che ci dimostra nel migliore dei modi quanto si trovi a suo agio con il proprio strumento. Si prosegue con "Black Rain", song nella quale le influenze di chiaro stampo Hard Rock della band sono messe ben in vista. Questo mix di diverse sonorità non influisce negativamente sul giudizio globale del platter anzi, "Black Rain" risulta una canzone trascinante nelle strofe e orecchiabile nei ritornelli che saprà riscuotere successi anche tra i più accaniti fans degli 80ies. Il terzo brano, "The End Of The World", è quello che mi ha regalato meno emozioni di tutto l'album. Pur rimanendo una canzone di ottimo livello, caratterizzata da diversi cambi di tempo nel bridge prima del ritornello, non ha saputo emozionarmi e coinvolgermi a sufficienza come questa band è stata in grado di fare in diverse occasioni, passando inosservata fino alla sua conclusione. La definirei l'unica "pecca" di quest'album. La fresca e brillante "The Traveller" mi riporta immediatamente al progetto parallelo di Andrea ed Alessio, i Powerquest. Quest'aria armoniosa ed allegra che si respira durante tutto il pezzo, nonostante non rientri nei canoni proposti dai veronesi, risulta però vincente grazie anche ad un ritornello-tormentone che vi accompagnerà nel corso delle vostre giornate! Con "Master Of The Souls" le cose però cambiano radicalmente, si ritorna alle melodie oscure create dai pesanti riff di Andrea e Matteo che compongono quello che è il pezzo più completo dell'intero album. Originalità ed un pizzico di stravaganza sono le grandi doti del gruppo che in questi quanto mai sintetici ma concreti cinque minuti mettono in piena luce, sfornando quello che potrebbe essere uno dei cavalli di battaglia di sempre della band. L'autocelebrativa e quanto mai sfarzosa "Arthemis" risulta essere un pezzo ben congeniato e di buon effetto, ma senza osare troppo. L'ottimo ed orecchiabilissimo ritornello fa spazio ad un songwriting generale al quale forse bisognava chiedere di più, non male comunque. Il culmine dell'album arriva nel finale, con la violenza e le giuste doti melodiche di "The Axe Is Coming": il perfetto mix per definire gli Arthemis di ieri e di oggi. Un concentrato di potenza in pieno stile speed metal alternato ad un sottile e melodioso bridge che esplode in un ancora più avvincente ritornello tutto da gridare. Inutile commentare l'ennesima esemplare prova della band, perfetta sotto ogni punto di vista nel songwriting, illuminante negli assoli di Andrea e dominata dagli acuti di Alessio. Nulla e nessuno potranno farvi rimanere fermi! Applausi. Si placano gli animi con "From Hell To Hell" ma rimangono gli unici a scendere di tono, la qualità del pezzo infatti rimane comunque di altissimo livello! In pieno stile Hard & Heavy ci troviamo di fronte ad un pezzo di facile ascolto che serve perlopiù a smorzare" ben bene gli animi prima della seguente traccia. "Golden Dawn" infatti è la ballad del disco, e che ballad signori! Non credevo che questi ragazzi fossero in grado di stupirmi anche con pezzi di questo calibro! Una canzone emozionante e curatissima nei particolari che saprà addolcire anche i cuori dei metallari più convinti! Il platter si chiude con "Might For Right", cover degli storici svedesi Heavy Load riproposta in chiave Power Metal. Ascolto obbligato per i curiosi. In definitiva questo "Golden Dawn" presenta gli Arthemis in tutte le loro forme ed in tutta la loro tecnica e capacità. Un album che vi accompagnerà in infiniti ascolti e che riuscirà a sorprendervi con le sua sfaccettature. E chi aveva detto che il power metal italiano non ha niente da dimostrare, ora probabilmente avrà da pensare…
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