ARCH ENEMY: WAGES OF SIN
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08/01/2006Prima fatica per la band dei fratelli Amott dopo l’abbandono dell’immenso singer Johan Liiva, sostituito dall’allora sconosciuta Angel Gossow, ragazza tedesca che fino ad allora aveva militato in superflue band estreme dell’underground teutonico. “Wages Of Sin”, pubblicato prima in Giappone con un anno di anticipo (per diversi mesi la sua sorte europea è stata sospesa nel vuoto a causa dei dissapori della band con la Century Media), rappresentava dunque un sorta di ‘attesa al varco’ per gli Arch Enemy, reduce da un lavoro maiuscolo come “Burning Bridges” che non poteva sicuramente essere bissato. Michael e Christopher si sono dunque rimboccati le maniche e hanno cercato di sterzare leggermente per non risultare una blanda fotocopia di loro stessi, complice anche l’ugola di buon livello ma sicuramente inferiore al predecessore di Angela. “Wages Of Sin” unisce con sufficiente vigore le sfuriate thrashy intrise di heavy metal tipiche del combo con nuovi umori che verranno ulteriormente sviluppati negli album successivi con una vena (soprattutto chitarristica) che molto ha a che spartire con l’hard rock più aggressivo, da sempre grande passione dei due fratellini, soprattutto Michael. Il duo di apertura “Enemy Within” e “Burning Angel”, tuttora un classico nei live set, apre al meglio il platter, che malauguratamente va a infossarsi su sé stesso in più di un’occasione. Se infatti si eccettuano “Ravenous”, la tiratissima “Dead Bury Their Dead”, la dolce strumentale “Snowbound” e “Shadows And Dust” il resto dei pezzi mostra il fianco risultando abbastanza mosci e acerbi, sicuramente non all’altezza dei restanti e tantomeno all’altezza dei classici del passato. Un effetto collaterale probabilmente dovuto al momento di transazione da un singer all’altro; gli Arch Enemy limitano con classe i danni, ma la realtà è che “Wages Of Sin” incespica spesso e fa fatica a rialzarsi, nonostante i buoni spunti presenti.
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