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HORTUS ANIMAE

Martyr, per il 2014 ci ritroveremo a parlare del nuovo Hortus Animae, intanto tu sei tornato alla ribalta con “Farewell To Graveland” e “Shards”. Come stanno andando le cose? Martyr: Ah dai bene, la mia carriera solista mi sta dando delle belle soddisfazioni, "Farewell to Graveland" ha avuto un eccellente riscontro da parte di critica e pubblico, e anche "Shards" non è da meno, 100% di reviews positive, non succede tutti i giorni! E sono già al lavoro sul prossimo album, ma adesso la top priority è Hortus, quindi non credo che inizierò prima della fine del 2014. La collaborazione con Space Mirrors si è allargata anche ad altri musicisti sempre della famiglia Hortus Animae. Come mai? Martyr: Beh il motivo è molto semplice, Alisa Coral, la mastermind del progetto, m'ha chiesto se conoscessi dei bravi musicisti e chi altri potevo consigliare se non i miei fidati compagni di avventura! Anche se va detto che altri membri di Hortus hanno partecipato semplicemente come ospiti, Bless ha fornito un'eccellente performance pianistica nel brano "Times Unknown" nell'ultimo "The Other Gods" e Amon 418 ha suonato la chitarra in due brani, "The Dreamquest of Unknown Kadath" suite conclusiva dell'album "In Darkness They Whisper" e "Stranger in the Mirror" opener di "The Other Gods". Bless: E' stata un'esperienza sicuramente innovativa confrontarsi con un modo di comporre e concepire la musica così distante dal mio. Ciononostante Alisa lascia totale libertà a chi collabora nel suo disco, questo fa si che il risultato finale sia sempre qualcosa che non ti aspetti. Credo che questo tenga i fan più attenti a quello che fa e rende il progetto Space Mirrors una realtà assolutamente unica nel panorama metal. Vi siete sempre aiutati tra di voi, è raro vedere un’intesa sfociare in tal modo! Martyr: Si beh, ci conosciamo tutti. Prima che io entrassi negli Opposite Sides c’erano già Hypnos e Amon che ci suonavano. Quando Arke mi ha contattato per chiedermi di incidere la voce sul loro demo "The Eclipse Of Existence", io sono stato da subito entusiasta benché non avessi neanche mai sentito la loro musica, in quanto sapevo comunque quanto Arke fosse un ottimo musicista e compositore. Tant'è che ho scelto proprio lui come chitarrista per il mio disco. Quando poi mi ha fatto sentire le tracce pre-mix strumentali sono stato ancora più convinto. Mi ha fatto molto piacere partecipare al progetto, sia perché davo una mano a degli amici ed anche perché tale collaborazione mi permetteva di cimentarmi con un genere un po’ diverso da quello affrontato e sviluppato con Hortus. Infatti gli Opposite degli esordi proponevano un death metal influenzato da bands come i Death e gli Arch Enemy e questo è stato per me molto stimolante. Così come è stato stimolante evolvere insieme agli Opposite nel primo full-length "Soul Mechanics". Bless: Suonando assieme abbiamo sempre notato che nonostante i differenti background musicali una cosa era ed è sempre stata comune a tutti: la stima nelle capacità e nelle idee di ognuno di noi. E' stato quindi un processo del tutto naturale continuare a collaborare insieme anche nei progetti seguenti, una consuetudine che penso si riproporrà anche in futuro. Hypnos: Per quanto riguarda le collaborazioni, in quel periodo mi sono prestato sia al nostro amico Arke, sia ai grandi Carnality, in entrambi i casi in qualità di bassista, altra mia passione. Con gli Opposite Sides ho avuto modo di registrare il loro primo demo e di fare anche un ottimo live proprio in compagnia dei fidi Carnality, anche se con gli ultimi, in quella occasione, avevo già finito di sostituire il vacante Capu. La curiosità è che nella band di Arke eravamo 4 chitarristi, infatti oltre a lui, Amon e me c’era alla batteria Stefano degli Entity, anche lui validissimo axeman. Questa esperienza mi ha insegnato molto compositivamente parlando, perché Arke mi ha fatto capire come sezionare tutti gli strumenti per poi riunire tutto in un senso compiuto; mi ha fatto fare un vero salto di qualità, gli devo molto. Martyr, abbandonasti gli Opposite Sides per dedicare più tempo agli Hortus o anche per altri motivi? Martyr: Non è che io li abbia abbandonati, semplicemente gli Opposite Sides hanno cominciato ad intraprendere una direzione musicale dove la voce di Arke risultava essere la più adatta, il progetto diventa ora più personale per Arke, sia dal punto di vista musicale ma anche lirico. Perciò è stata una scelta naturale ed azzeccata, che cantasse lui stesso i suoi brani. Quindi è questo il motivo, infatti quando abbiamo preso la decisione, di comune accordo, gli Hortus Animae erano già fermi da un po’. E ora come mai questo ritorno? Qual è il principale motivo che vi ha spinto sino a "Secular Music"? Bless: Per quanto mi riguarda (e credo valga anche per gli altri) gli Hortus Animae non si sono mai sciolti. Hanno semplicemente preso una pausa piuttosto lunga. Per certe cose a volte è meglio aspettare, la fretta è spesso nemica della qualità e direi che da quel punto di vista di fretta ne abbiamo avuto davvero poca! Martyr: In realtà l'idea è sempre stata nell'aria, il desiderio di fare un nuovo disco è rimasto latente in noi per diversi anni, nei quali siamo stati sommersi da altre priorità di carattere personale. Dopo l'uscita della compilation “Funeral Nation MMXII” abbiamo cominciato a vederci più spesso e, una parola tira l'altra, niente, abbiamo deciso di riformarci! Inoltre proprio l'uscita della compilation c'ha fatto vedere concretamente quanto l'interesse in Hortus Animae fosse ancora così vivo nei nostri fan, quindi questo fattore unito alla nostra rinnovata voglia di fare musica assieme ci ha fornito una ulteriore grossa spinta. Abbiamo rispolverato qualche vecchio riff, ne abbiamo scritti tanti di nuovi, ed abbiamo cominciato a mettere assieme i pezzi del puzzle. E' stato abbastanza facile, evidentemente l'alchimia fra noi è rimasta tale nonostante i tanti anni di inattività musicale. Ad onor del vero, questo è il disco dove abbiamo avuto meno disaccordi in assoluto, era probabilmente chiaro in tutti noi a quali risultati volessimo arrivare. Hypnos: Devo ammettere che il mio entusiasmo è stato immediato, perché erano diversi anni che suonavo stili totalmente fuori dal metal! Un giorno, allora, ho rispolverato la mia vecchia 7-corde e, improvvisando senza meta, è nata la struttura di mezza “God and His Disgusting Children” in pochi minuti.. Martyr intanto ci stava inviando un fiume in piena di riff! Io e Bless abbiamo iniziato a vederci per assemblare le pre-produzioni e alla fine componevamo sempre qualcosa che ci gasava... Si stava ricostruendo un legame fra di noi che, pur non essendo mai sparito, si è rafforzato ed evoluto in maniera esponenziale. Avete da rimproverarvi qualcosa, riguardo il passato o rifareste tutto da capo? Martyr: Mah… A livello musicale mi ritengo tuttora molto soddisfatto di quanto abbiamo prodotto. Ovviamente, col senno di poi, ci sono le cose che vorrei cambiare, però considerando i dischi come il frutto dei tempi ai quali appartengono, rimango soddisfatto così. Se c’è proprio qualcosa che magari mi sento di rimproverarci, questo riguarda principalmente le questioni gestionali, però, si sa, bisogna maturare esperienza per essere saggi. Hypnos: Si gli H.A. sono sempre stati al primo posto nonostante collaborassimo con le band sopraccitate, ed altre di stampo unicamente live. Per quello che riguarda l’impegno di case discografiche, bisogna dire che in proporzione noi abbiamo prodotto molto e di buona qualità quasi esclusivamente con i nostri limitati mezzi, io rifarei tutto da capo anche subito, magari sperando in un po’ di distribuzione in più. Grom: Io rifarei tutto senza dubbio. Purtroppo, siamo stati danneggiati dalle case discografiche. Forse col senno di poi, sarebbe stato opportuno stare più attenti da quel lato. Eravamo giovani e musicisti... E non businessmen. E come si sa, le band italiane non hanno vita facile, perché siamo troppo esterofili. Bless: Chiaramente il discorso sull'esperienza di “come vanno le cose” discograficamente parlando ci ha giocato contro, ma d'altro canto penso sarebbe stato difficile riuscire comunque a far uscire e vendere i dischi molto meglio di come non sia stato fatto considerando il genere di nicchia e la nostra scarsa presenza dal vivo, il che soprattutto in ambienti underground è ormai l'unico modo per vendere ancora dei dischi. Per il resto non penso che ci sia nulla da rimproverarci, il fatto stesso che siamo qui a parlarne non può che renderci orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Lorenzo: Guarda... Me ne sono andato dalla band poco prima delle session di registrazione di “The Melting Idols”... Saranno più o meno una decina di anni. E' un arco di tempo lunghissimo. In questo periodo di tempo gli Hortus Animae hanno fatto il loro fantastico percorso musicale ed io il mio. No, non ho nulla da rimproverarmi. Ma sono estremamente orgoglioso di avere fatto parte (anche solo per pochi anni) della storia degli Hortus Animae. Quali sono le band meritevoli di attenzione in Emilia Romagna secondo il vostro punto di vista? Martyr: Per quanto riguarda i progetti musicali del presente, non posso dirti molto… Conosco i Deadly Carnage e mi piacciono. Ma per il resto non ne so granché, sono un po’ fuori dalla scena io, ora come ora. Per il resto la nostra scena locale ha sempre offerto ottime bands, come Carnality, Hate Profile, Entity, Baratro, Empyrios, Fear Dorg, Muculords, Krydome. Hypnos: Senza dubbio gli Empyrios ed i Carnality. Amon: Carnality, oggi come ieri una band di assoluto valore. Lorenzo: Ci sono tantissime band di valore. Così sul momento mi vengono in mente gli Empyrios del mio carissimo amico Dario Ciccioni, Muculords, Carnality e tantissime altre band. Comunque anche al di fuori del circuito metal ci sono tantissime band di valore. Bless: Concordo con i miei compari sui Carnality, una band che nel tempo non ha fatto altro che confermare quanto di buono hanno sempre fatto senza mai curarsi di seguire alcun trend. Gli empYrios sono ormai una realtà più che affermata, idem per gli Ancient Bards, la cui cantante Sara ha recentemente collaborato con Ayreon, i Synful Ira, i Crawling Chaos e i Suffer In Silence; tutte band che si stanno facendo molto apprezzare sia su disco che dal vivo. Il ricambio generazionale sta andando alla grande, inoltre i “vecchi” (e qui ci auto-includiamo) non sono affatto intenzionati a mollare! Non posso infine non nominare Morgan The Bard, un nostro carissimo amico purtroppo scomparso, ma che fortunatamente è riuscito a dare alle stampe un meraviglioso disco di musica medievale atmosferica, senza il quale oggi il mondo sarebbe un posto peggiore... In che modo ha influito la passione per le sonorità estranee al metal, come il prog rock anni ’70? Martyr: Ah beh, il prog è stato semplicemente fondamentale! Ai tempi ci facevamo tutti quanti delle overdose di PFM, Banco, Balletto di Bronzo, King Crimson, Pink Floyd, ecc ecc. E per dirla tutta, alla fine dei conti, non è stata neanche una cosa voluta, quella di inserire tali elementi nel nostro sound, infatti ci risultava piuttosto naturale comporre in un certo modo un po’ non immediato, essendo appunto dei profondi estimatori di un genere come il progressive. Poi si possono sentire influenze provenienti anche da altri generi, come il dark, il gothic, hard rock, musica elettronica. Insomma il progetto Hortus si può definire come una specie di caleidoscopio musicale dove abbiamo avuto modo di prendere tutte (o quasi) le nostre influenze musicali, miscelarle, plasmarle, svilupparle, deturparle, fino ad ottenere quello che è stato l’Hortus-sound, che ha trovato al tempo la sua massima espressione in "The Blow Of Furious Winds", album dove veramente non ci siamo posti nessunissimo limite sia dal punto di vista compositivo che esecutivo. Ed il discorso prosegue ora con "Secular Music", forse il disco sia più prog che più violento che abbiamo mai prodotto. Hypnos: Sono stato contattato da Martyr subito dopo le registrazioni di "An Abode...", visto che condividevamo la stessa sala prove. Io ero totalmente incentrato sul thrash ma l’atmosfera dei pezzi e dello stile più estremo mi intrigava. Però l’elemento comune a tutti noi era l’amore per il progressive, musica che mio padre mi ha fatto conoscere in tenera età. Questa passione si è sviluppata in sensi totalmente differenti in tutti noi e ciò ha fatto si che il sound complessivo divenisse così distintivo. Bless: Una volta ci hanno fatto quello che ritengo ancora il più bel complimento di sempre: “se i Pink Floyd fossero stati metallari avrebbero suonato esattamente come voi!”. A parte l'ovvia esagerazione, ho sempre pensato che quantomeno indicasse bene dove volevamo andare a parare. Le strutture ampie, articolate, i temi ritornanti e un certo feeling “epico” che abbiamo sempre cercato di dare alle composizioni è sempre stato figlio del nostro infinito amore per quella particolare scena musicale in bilico fra Italia e Inghilterra. Diciamo che senza prog gli Hortus Animae non sarebbero esistiti, così come non sarebbero esistiti senza Darkthrone e il black metal in generale. Lorenzo: Credo che un elemento che ha sempre contraddistinto gli Hortus Animae sia stata la "curiosità". Non ci siamo mai rinchiusi all'interno di una definizione o di un genere musicale, abbiamo esplorato continuamente territori nuovi ed è per questo che il progressive anni '70 ha sempre incontrato i nostri favori. All'epoca c'erano (e ci sono tutt'ora) Banco del Mutuo Soccorso, Osanna, Genesis, Camel, ecc. Come sono stati i tempi di “An Abode for Spirit and Flesh”? Martyr: I tempi della gioventù. I tempi della formazione musicale. Le prime cover che eravamo soliti suonare in sala prove erano “A Dream Of Wolves In The Snow” dei Cradle Of Filth e “Visionaire” e “The Sleeping Beauty”, entrambe dei Tiamat. Questo avrebbe potuto far supporre che avremmo proposto, anche nei pezzi nostri, un genere principalmente influenzato dal doom-death-gothic. Ed in effetti sono le componenti che nel demo si avvertono di più, anche se la nostra timida incursione nei territori del black metal l’avevamo già fatta. Ma alla fine come ben sai queste sono risultate più che altro delle sfumature all’interno di un disegno musicale ben più complesso. Ancora non sapevamo neanche che genere di musica avremmo proposto in seguito a quel demo, in quanto esso proponeva una manciata di canzoni una diversa dall’altra, avevamo bisogno di mantenere, si, tale caratteristica, ma allo stesso tempo di trovare una specie di filo conduttore. Il demo l’abbiamo inciso praticamente poco dopo esserci formati, esattamente un anno dopo. Questo perché eravamo molto gasati dai brani che stavamo scrivendo e non curanti della evidente mancanza di esperienza, ci siamo precipitati in studio. Tuttavia quella registrazione ha ottenuto delle buone recensioni e di questo sono molto contento. Però è sempre stata mia intenzione ri-registrare tutti i brani di quel demo, cosa che abbiamo effettivamente fatto, ad eccezione dei suoi intro ed outro. Lorenzo: Ho dei bellissimi ricordi. E' stata la mia prima band seria e, devo dire, l'entusiasmo che ho provato in questo periodo (avevo compiuto da pochissimo 18 anni) non l'ho più provato in nessuna altra band. Eravamo tutti giovanissimi e non avevamo la più pallida idea di quale dovesse essere la direzione musicale della band. Solo su una cosa eravamo fermi e decisi: il sound doveva essere “diverso” da tutto quello che c'era in giro in quel momento. Hypnos: Come ho già detto, non ho partecipato alla stesura del demo, ma devo soprattutto a Martyr e Lorenzo la mia deviazione sul modo di concepire la musica e la messa in gioco in territori a me sconosciuti come il black ed il gothic. Col tempo tutto ciò è diventato sempre di più una ricerca d’introspezione di ciò che eravamo e di ciò che provavamo. Nei primi live c’era la timidezza di salire sul palco con gruppi come Baratro ed Entity che, come diceva Hendrix, erano già “experienced”, poi la presa di coscienza di essersi fatti spazio in una scena estrema già consolidata. Bless: Probabilmente in quel periodo ascoltavo ancora solo i Dire Straits, ahahahah! La line-up ha sempre subito cambiamenti: chiarimenti su Vallo e Iarsa? Martyr: Vallo è un caro amico che ci ha sempre dato una mano quando avevamo bisogno. Non è mai stato un membro della band, infatti il suo tempo e le sue energie erano rivolti ai Baratro al 100%. Però ci è capitato per esempio di dover suonare delle date in periodi nei quali o eravamo senza batterista oppure Grom era impegnato e su Vallo abbiamo sempre potuto contare! Un altro batterista che di tanto in tanto ci ha dato una mano è Claudio Tirincanti, l’attuale batterista degli Opposite Sides. Iarsa è stato membro ufficiale degli Hortus nel periodo 2001-2002. Un chitarrista bravissimo ma per questioni di tempo ha rinunciato al progetto, infatti doveva suonare in “Waltzing Mephisto” ma così non è poi stato, peccato! Hypnos: Grande Vallo! Un amico e un mito di batterista. Quando si è unito al gruppo ho pensato: “Cazzo suona con noi!” anche se sapevamo che sarebbe stato solo un “en passant”. Mi associo alla citazione di Martyr su Claudio Tirincanti, grande a livello di tecnica e di disponibilità, nonostante i suoi mille gruppi. Lorenzo mi ha “iniziato” al rito Hortus Animae insegnandomi i brani e facendomi capire la radice del sound. L'album “The Melting Idols” ha definito meglio il vostro sound e vi ha dato modo di calcare il palco con band del calibro di Napalm Death, Konkhra, Ancient, Lacuna Coil, Mortuary Drape e Necrodeath, vostri commenti? Martyr: Si, è vero, nel demo “An Abode…” si intuiva probabilmente quello che avremmo combinato in futuro, come dicevamo prima, ma è solo con “The Melting Idols” che abbiamo cominciato veramente a mettere le carte in tavola. Abbiamo cominciato con quel disco a prestare più attenzione agli arrangiamenti, abbiamo aggiunto molta aggressività e, allo stesso tempo, molta melodia. Parti progressive e sinfoniche andavano a pari passo con sfuriate black e thrash. Il tutto condito con del sano heavy metal. La release di tale album ha coinciso anche con una nostra maggiore attività sul fronte live e ci ha dato modo di calcare palchi assieme alle band da te citate e sono state per noi delle vere soddisfazioni. Hypnos: Dato che è il primo album che ho registrato e composto attivamente con gli altri ragazzi, portare i brani all’attenzione di quei grandi gruppi è stata un’emozione . L’energia che si liberava univa i complicati arrangiamenti e li rendeva fruibili a tutti. La voglia di stupire e metterci in gioco era sicuramente la cosa che si notava di più e l’apprezzamento di artisti del calibro di Mikael Åkerfeld degli Opeth, fra gli altri, ci ha ripagato. Qualche parola in più dunque sui vostri live. Martyr: Mai fatto molti concerti, penso in tutto 10 o 15 dal 1999 al 2005. Quei pochi che abbiamo fatto ci hanno dato comunque delle soddisfazioni. Abbiamo, paradossalmente, suonato di più nell’era Abode/Melting, piuttosto che nell’era Waltzing/The Blow. Questo principalmente perché spesso è stato difficile conciliare i nostri impegni con quelli di Grom, che viveva a 300 Km da noi. Quando poi si è trasferito negli USA le cose non sono certo diventate più facili. Grom: Purtroppo non abbiamo mai suonato molto live. Credo 4 concerti in totale, con me nella band. La causa era la distanza, ed essendo una band sotto etichette piccole, non avevamo la possibilità di metterci in tour. Bless: Questo purtroppo è un “tasto dolente”, ma con il senno di poi è anche un'altra nostra particolarità che ci discosta dal resto della scena underground. Abbiamo sempre suonato poco dal vivo, anche quando il batterista era il grande Thomas che era della nostra stessa città. Il motivo non è stato certo la complessità dei pezzi, anche perché per le poche date che abbiamo fatto abbiamo sempre ottenuto ottimi responsi. Piuttosto si è trattato di un'assenza di posti giusti e occasioni giuste per proporsi dal vivo. Le poche che sono passate le abbiamo afferrate al volo ma non c'è stato molto altro. Il nostro locale live più importante (il Velvet) non ha mai pubblicizzato molto gli eventi metal, persino alle date con i Lacuna Coil e i Necrodeath gran parte della gente era portata da noi più che dal gruppo principale. Hypnos: Concordo con Bless e aggiungo che l’atmosfera dei nostri live ha sempre creato grandi emozioni. Ricordo un episodio divertente a Padova, dove, in occasione del concerto di supporto agli Ancient, abbiamo conosciuto Grom: al termine della nostra suite da più di 8 minuti “A Lifetime Obscurity”, il pubblico, composto per lo più da blacksters esigenti, è rimasto in un silenzio tombale per quasi dieci interminabili secondi, al che io e Martyr ci siamo guardati pensando: “ora ci menano”, poi ci hanno fatto un applauso scrosciante e noi, un po’ confusi ma contenti, siamo ripartiti con ancora più foga. Sicuramente un bel ricordo di ogni data!!! Com’è stato, lavorare i primi tempi con Grom alla batteria? Martyr: Lavorare con Grom è stato un vero piacere ed è inutile negare che egli abbia decisamente fatto la differenza, permettendoci di fare il salto di qualità del quale avevamo bisogno per offrire la musica contenuta nei nostri 2 dischi ufficiali “Waltzing Mephisto” e “The Blow Of Furious Winds”. Si è dimostrato fin da subito un membro attivo e partecipe, anche sul versante compositivo, e quindi il suo ingresso ha anche portato una ventata di aria fresca all'interno della band. Sua è stata, tra l’altro, l’idea di inserire “Tubular Bells” nel nostro “Freezing Moon Medley” che, in precedenza, comprendeva soltanto il “Terzo Incontro”. Bless: Per noi all'inizio è stato come avere a che fare con un “vip” della scena nella quale cercavamo timidamente di inserirci. Poi col tempo abbiamo realizzato che anche lui era esattamente come noi, un ragazzo appassionato di metal a tutto campo e conoscitore della musica che moriva dalla voglia di dire la propria con il suo strumento. Vederlo partecipe nel progetto creativo è stato un forte sprone per dare sempre il meglio di noi stessi e puntare sempre al “livello successivo”. Hypnos: I tempi erano maturi per un salto di qualità, perché tutti stavamo crescendo musicalmente. Il merito va soprattutto alle collaborazioni che facevamo separatamente perché aumentavano il bagaglio da poter sfruttare per gli H.A., poi l’indiscussa bravura e capacità propositiva di Grom ci ha fatto scattare un’ulteriore molla . Anche la sua figura di “vip” ci faceva sentire che dovevamo dare il meglio per essere all'altezza. Con lui ho persino condiviso una piccola esperienza televisiva e gliene sono molto grato. Grom, raccontaci qualcosa in più su di te. Grom: Fondamentalmente sono sempre stato un casinista... Quindi picchiavo sulle cose sin dall'età di 7 anni. La prima bacchetta l’ho presa in mano a 11 anni, quando a scuola dovevano fare un piccolo festival musicale ed una band non aveva il batterista per partecipare... Mi avevano chiesto se volevo farlo io, tanto bastava imparare un pezzo semplice. Io già allora ero metallaro (ho delle foto mie di quando ho 10 anni con su maglie degli Obituary...). Il pezzo in questione era “Knocking on Heaven’s Door”. Ci ho messo 2 settimane ad impararlo, con l’aiuto dell’insegnante di musica della scuola. Mi ricordo che non ero capace di coordinare i piedi con le mani assieme, quindi suonai tutta la canzone solo con le mani, senza cassa! Ahah!... Da lì mi sono appassionato allo strumento e “il resto e’ storia” come si suol dire. Una delle mie prime band era con il gruppo di amici degli Psychofagist. Non mi ricordo manco come ci chiamavamo, ma avevamo iniziato con 2 cantanti maschile e femminile... Facevamo cover dei Dark Tranquillity e qualcosa degli Iron Maiden. Non avevamo iniziato a scrivere materiale originale fino all’ultimo, quando poi la band si è rotta ed eravamo rimasti solo io, Stefano e Marcello... Che fra l’altro non vedo ne sento da anni e spero stiano bene. Avevamo fatto delle date dal vivo, e mi ricordo anche che Stefano voleva spingere le cose in direzione molto tecnica e schizzata (tipo brutal, ecc...). Da lì a poco è successa una cosa che mi ha cambiato la vita fondamentalmente, gli Ancient. Conoscevo già Aphazel da tempo perché abitava sul Lago Maggiore vicino a me, avendo la sua ex-ragazza che era di quelle parti. Mi ricordo che non andavano d’accordo con il loro batterista e ad un certo punto mi chiese se volevo fare una audizione. Mi imparai i pezzi e la feci. Mi comunicarono la scelta dopo due settimane. E ricordo che da lì a 2 mesi dovevamo suonare al Wacken 2000 sul palco principale! E’ stato il terzo concerto che ho fatto con la band e probabilmente il sesto concerto della mia vita, 12.000 persone. Mi ricordo che ingenuamente comunicai la notizia con entusiasmo agli Psychofagist che non la presero molto bene, ma credo che nessuno possa farmene una colpa. Credo che per il semplice motivo del livello professionale e la semplice dimensione della band, gli Ancient siano quelli che più mi hanno plasmato, arricchito e creato musicalmente. Gli Hortus Animae seguono a ruota anch’essi per il coinvolgimento che io ho avuto. Tutte le altre mie attività, numerosissime e delle quali vado fiero, erano collaborazioni session o brevi. Tutte hanno contribuito a ciò che io sono oggi, con grande credito alla mia esperienza di vita negli Stati Uniti dove risiedo tutt'ora, ed al mio completamento del Musician’s Institute (Hollywood) che mi hanno portato al “prossimo livello”, se così vogliamo chiamarlo. Però in ultima analisi è corretto dire che Ancient e Hortus sono state le due realtà più importanti della mia carriera musicale, con una breve militanza nei DoomSword. Quello che proponete in “Waltzing Mephisto”, non è un semplice medley di cover, ma qualcosa in più. Come nacque l’idea di miscelare tre brani così diversi tra loro? Martyr: L’idea di inserire “Tubular Bells” è venuta da Grom, mentre l’idea base del medley ci è venuta in sala prove, facendo una specie di jam-session, abbiamo unito “Freezing Moon” con l’excerpt del Balletto di Bronzo, ed il risultato è stato molto interessante, il “Terzo Incontro” rallenta e dilata la tensione già proveniente dal pezzo dei Mayhem, per poi riesplodere nel finale. Penso sia un medley molto azzeccato e come esperimento lo considero perfettamente riuscito. Invece i Queen… Beh, sono stati più che importantissimi! Direi fondamentali! L’idea di registrare quel piccolo medley tratto da “Queen II” ce l’avevamo già ai tempi del demo ma poi, per un motivo o per un altro, non abbiamo mai approfondito il discorso. Poi finalmente l’abbiamo fatto e ne sono rimasto molto soddisfatto. Penso di poter dire, spero non presuntuosamente, che abbiamo preso in prestito dai Queen un certo modo, eclettico e bizzarro, di vedere, interpretare e proporre la musica. Grom: Si mi ricordo che ero in macchina con Bless e stavamo ascoltando i Dæmonia, che facevano appunto cover rock/metal delle musiche dei film di Dario Argento. In quel momento mi è venuta l’idea di inserire la musica de “L'esorcista” in una nostra canzone, e farla metal appunto... Bless: Esatto! L'idea sembrava talmente poco studiata e pensata che l'unica cosa possibile era seguirla e vedere dove ci portava! Non nego che è stato abbastanza inquietante suonare la musica de “L'Esorcista” in studio mentre fuori c'era un buio pesto e un tempo da lupi, però è un'esperienza che ripeterei anche ora. Per quanto riguarda i Queen mi colpisci sul vivo, in quanto sono stati il primissimo gruppo al quale mi sono legato fortemente fin da quando ero bambino. Ovviamente per prime ho conosciuto le hit e i pezzi più famosi, poi con l'età adulta ho scoperto che soprattutto fra i primi album avevano creato delle vere e proprie perle rare di musica a 360 gradi, senza confini. Prestare la mia voce per la parte finale chiamata “Nevermore” è stato un assoluto onore e privilegio e ringrazio Martyr di avermi lasciato il suo microfono. Hypnos: Potrei aggiungere che i tre brani insieme sono l’innesco del puro male, della pazzia e della paranoia. Dal vivo creava una suggestione unica, grande idea! Tutt’altro discorso per la cover dei Queen, infatti l’importanza di questa band per noi, ha fatto si che la prendessimo come una sfida. Riarrangiare alla H.A. il brano, ma senza penalizzarlo, dato il divario di genere. Personalmente penso che sia venuta un’ottima cover , Bless poi è stato magistrale. Nel 2008 finalmente è uscito un box celebrativo, “Funeral Nation” ... Martyr: L’idea del boxset è nata dalla mia compagna Olesya. Trovandola molto buona, l’ho proposta a mia volta al boss della Sleaszy Rider, Tolis, ed anche lui ne è risultato elettrizzato ed abbiamo proceduto con la sua progettazione. La scelta del materiale audio è stata dettata dal fatto che “The Blow Of Furious Winds” avesse avuto problemi con la distribuzione e quindi è capitato che molte persone interessate al disco non fossero poi riuscite a reperirlo. Poi l’altro CD conteneva materiale raro ed inedito, le versioni demo di “Waltzing Mephisto” e l’intero demo “An Abode…” come bonus, questo per dare un qualcosa di ulteriormente speciale dato che si tratta di materiale oramai veramente introvabile. Per il resto, era tutta memorabilia: tazza, t-shirt, spilla e foto. Cose che ci piacevano. Abbiamo pensato ai collezionisti! Ogni cofanetto era numerato, ogni CD dei demo conteneva gli autografi della formazione W.M., ogni foto di ogni cofanetto era diversa. Inoltre, in accordo con Tolis della Sleaszy Rider, abbiamo deciso di non inserire il boxset nella grande distribuzione, bensì di stabilire un filo diretto tra i fans e la band, tramite il nostro myspace, decisione che pagava tributo all’underground, essendone anche noi suoi figli. Inoltre il prodotto ha registrato il sold-out dopo pochissimi mesi e questo è sicuramente gratificante per noi! Grom: E’ stata una grande idea, che ha fatto contenta una cerchia di fans fedeli che ci ha fatto diventare quasi un culto. Mi ricordo che ne sono rimasto molto entusiasta quando Martyr me l’ha detto. Purtroppo, come appunto ha accennato, la distribuzione pessima, la difficoltà a trovare case discografiche più “potenti” e la cruda realtà del music business e della necessità di guadagnarsi da vivere, sono state le ragioni che avevano messo la band in chiusura. Questo cofanetto per me è stato un tributo a coloro che per tutti quegli anni ci hanno tenuti in vita. Bless: Un gran bel viaggio nel passato, non c'è che dire... Spero che i fans siano stati contenti di riceverlo quanto lo siamo stati noi, da questo punto di vista siamo assolutamente sullo stesso livello. Hypnos: Il cofanetto è stata un’idea geniale! Un super grazie ad Olesya e Martyr per aver pensato e generato quest’opera mentre noi eravamo un po’ troppo impegnati altrove, grazie anche ai fans che ci hanno dimostrato il loro affetto facendone man bassa. E di Nino Cotone invece che mi dite? Come l’avete conosciuto e in che modo avete avuto a che fare con lui? Grom: Nino era fondamentalmente l’unico metallaro che conoscessi, della zona e della compagnia di metallari comaschi, a suonare strumenti classici. Ai tempi aveva una band con il bassista degli Ancient, Dhilorz, chiamata Iblis. Avevamo bisogno di alcune parti di violino sui dischi, e non volendole fare con la tastiera, per averle più “naturali”, Nino è stato ingaggiato senza battere ciglio. Aveva anche fatto delle cose per gli Ancient ai tempi. Bless: Da tastierista ti posso assicurare che non c'è confronto con il suono di un vero strumento classico, tutto un altro mondo. Felicissimo di essermi messo da parte per quegli assoli. Hypnos: Ha dato un gran tocco di stile al nostro lavoro; meravigliosa interpretazione. C’è qualcosa della vostra produzione di cui non andate molto fieri? Ricordo tempo fa, Martyr, mi dicesti che c’era qualche brano del vostro ultimo disco che non ti convinceva più appieno, se non erro era “Bible Black”. Come mai? Martyr: Si era “Bible Black” ma solo ed esclusivamente per quanto concerne la mia performance vocale. In quanto, strumentalmente, è un brano che invece mi coinvolge molto. Per il resto mi ritengo personalmente molto soddisfatto. “Bible Black” è un brano che si discosta un po’ dalla maggior parte delle nostre composizioni ma che, allo stesso tempo, assieme ad un brano come “The Virgin Whore”, per esempio, va a costituire uno dei tantissimo tasselli che costituiscono ancora oggi il nostro sound. Grom: Io mi ricordo che “Bible Black” non la volevo neanche sul disco perché era troppo death, poco melodica... Scazzate pazzesche con Hypnos... Ahah! Però, alla fine, una volta inserita la parte di violino (che secondo me è una delle cose più belle dell’intero disco!) il pezzo si è completamente trasformato. Onestamente, io non sono pienamente contento con la mia performance su quel disco... Ci sono delle sbavature qua e là in ogni pezzo... Però in quegli anni suonavo così, ed ero rispettato per quello stile... Quindi alla fine devo dire a me stesso che non posso guardare quei dischi con l’ottica del batterista professionista che sono oggi... Se penso a quello, i due dischi degli Hortus mi rendono molto fiero. Bless: “Bible Black” è una canzone fondamentalmente nata in studio. E’ un pezzo scritto da Hypnos ed era assolutamente chiaro nella sua mente, ma non nella nostra. Io non avevo idea di quali parti suonare e non ero il solo. Poi però quando è stata ora di cominciare ad incidere, i pezzi del puzzle sono lentamente andati a sistemarsi al loro posto, la struttura prendeva forma ed anche io che dovevo registrare per ultimo avevo sempre più chiaro quello che dovevo fare. Oggi è uno dei pezzi che ascolto più volentieri e a volume più alto per avere tutta la sua carica quasi “cinematografica”. Per quanto riguarda il resto chissenefrega, abbiamo fatto il meglio di quello che sapevamo fare in quel momento, io suono sicuramente meglio oggi di quella volta, ma questo non vuol dire che sarebbe uscito un disco migliore se l'avessimo registrato attualmente, anzi... Hypnos: Questo brano nasce in seguito alla mia collaborazione con gli Opposite Sides di Arke. Da lui ho cercato di apprendere più che potessi a livello compositivo, dato la sua grande bravura e perizia, quindi mentre preparavo le parti da far sentire ai ragazzi cercavo di mettere in pratica il mio nuovo modo di comporre. Non nascondo che la complessità degli arrangiamenti ha reso piuttosto difficile l’idea finale, ma io ci credevo tantissimo. Citando il buon Bless era un po’ un puzzle! Un altro punto d’incertezza era la brutalità del pezzo, che per qualcuno poteva non essere in linea con l’andamento del disco, secondo me invece rientrava in pieno nell’ecletticità di un Hortus-sound a cui niente è precluso. In più c’erano già brani estremi in apertura al disco, perché fermarsi lì… Sono contento che il pezzo sia stato rivalutato un po’ da tutta la band, dopo l’incisione, e che a tutti sia divenuto più chiaro il magma che avevo nella testa, straordinaria la parte violinistica di Nino. Prima abbiamo dedicato giusto una domanda al vostro ritorno, intitolato “Secular Music”. Come mai un titolo così evocativo? Martyr: Inizialmente il disco si doveva intitolare "At the End of Doomsday" come un pezzo contenuto in esso. Ma un bel giorno facendo delle ricerche in internet mi sono imbattuto nel termine “Secular Music” che vuol dire musica pagana, non religiosa. Ed ho avuto come un flash! Poi, sai, non siamo mai stati dei fan del concetto di title track, infatti abbiamo smesso subito dopo “The Melting Idols”, quindi quando l'ho proposto agli altri, ne sono rimasti entusiasti, e quindi ecco “Secular Music”. Inoltre (e forse è il motivo più importante), trovo che “Secular Music” ci rappresenti molto come band, a livello sia musicale che lirico. Quindi abbiamo trovato quello che ci sembrava il titolo perfetto per il nostro ritorno discografico. Grom: Per me e’ una sorte di ricollegarsi alle nostre origini anche spirituali. Il mondo si è evoluto o involuto cosi tanto nei secoli che abbiamo perso il contatto con le cose istintive e con il DNA basilare che ci compone. Una sorte di rifiuto del prodotto moderno sociale. Vivendo in America da quasi 10 anni, vedo e sento queste cose anche nei giorni del ringraziamento, dove i nativi invece piangono. Loro avevano e hanno tutt'ora quella spiritualità e NON religiosità che il titolo racconta. Stiamo vivendo e testimoniando nel 2013 il crollo di quasi tutte le “istituzioni”. Non ha funzionato quasi nulla di quello che abbiamo “costruito”. Bless: E' un titolo che riesce ad essere sia evocativo che sarcastico. E' forte e programmatico, trovo che calzi a pennello con quello che sono gli Hortus Animae oggi. Hypnos: Penso che sia la perfetta sintesi del nostro sound e soprattutto del significato delle liriche di Martyr. Nel metal c'è una stereotipazione di simboli e nomi tale da rasentare il ridicolo, invece questo è un titolo che rappresenta la presa di coscienza e la maturazione di uno stile che non si dà dei confini, in più è conciso, granitico e fuori schema come tutti noi. Nel trailer del disco si ascolta qualcosa, un sound più robusto e cattivo. Martyr: Beh si, probabilmente “Secular Music” è il nostro disco più violento, ma non temere, tutti gli ingredienti che hanno caratterizzato l'Hortus-sound nei dischi precedenti sono ancora presenti, non abbiamo fatto un disco brutal death ahah. Però si tratta di un Hortus-sound aggiornato ed evoluto, tant'è che penso sia anche il disco più prog che abbiamo mai fatto, i brani si sviluppano in maniera articolata mescolando tutti i nostri classici ingredienti, più altri nuovi, tipo parti etniche / esoteriche, splendidi assoli di tastiera di dichiarata matrice prog, inediti intrecci chitarristici, in maniera però molto più coesa ed uniforme che in passato. Un discorso particolare anche a riguardo della produzione, ad opera di Simone Mularoni presso il suo Domination Studio, che è ancora potente e pulita come piace a noi, ma volevamo in effetti che suonasse più...primordiale! C'è un boato ancestrale che echeggia subdolo fra le note di tutto l'album. Bless: C'è grande attenzione ai particolari in “Secular Music”, figlia della maggiore esperienza maturata da tutti in questi anni. Se dovevamo fare un disco lo dovevamo fare bene. Lasciare la briglia sciolta quando serviva l'istinto, usare il cesello e la lente d'ingrandimento quando serviva il dettaglio. Siamo una band metal quindi il riffing è duro e violento; ma siamo anche una band prog, quindi la melodia e la sperimentazione (e qualche tastiera vintage) sono sempre presenti; infine siamo una band che non vuole vivere nel passato, quindi il sound è al 100% figlio del proprio tempo, non avrebbe potuto essere altrimenti. Sono sicuro che ai nostri fans piacerà e saranno stupiti allo stesso tempo. Hypnos: La cosa più interessante è stata vedere come le parti composte separatamente si unissero con tanta disinvoltura, come se fossimo già nella testa l'uno dell'altro! Parlando puramente di sound, è stata un'evoluzione naturale: i riff si sono appesantiti, ma hanno anche aumentato la liricità e l'orecchiabilità. Abbiamo, poi, mantenuto uno stampo progressivo molto alto ma allo stesso tempo più "live" e senza fronzoli, decisamente diretto come un pugno e melodicamente intimo, insomma Hortus Animae.

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