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KEVIN STEWART-PANKO: Immolation - Into Everlasting Fire

Immolationbook

Premetto che ‘Dawn Of Possession’ è il disco che mi ha aperto un mondo nel death metal dei primi anni '90, quello denominato old school; a differenza delle altre band dello stesso periodo che facevano della velocità la prerogativa principale, gli Immolation con il disco d’esordio crearono sonorità molto più oscure, pesanti, trasversali, tanto che mi è sempre piaciuto definirli dark death metal. Per quanto sopra nutrivo grandi aspettative da questo libro di Kevin Stewart Panko, giornalista che già conoscevo ed apprezzavo fin da quando scriveva per una della massime testate del settore, cioè l’inglese Terrorizer. L’incipit non è dei migliori, poichè nelle prime 80 pagine circa l’opera risulta dispersiva, ridondante (ripete tre volte lo stesso concetto con parole diverse), si sofferma troppo sui dettagli (l’amplificazione, l’arredamento del club dove si è tenuto il concerto del trentennale di carriera a New York, l’ambiente circostante la cittadina in cui vivevano), facendo perdere il focus che è la storia, gli aneddoti e le vicissitudini della band. Fin dalle prime pagine viene tracciato l’identikit di una band caparbia, dalla totale dedizione alla causa del death metal con intere settimane passate a provare; anche se giovane ed inesperta non era sprovveduta, come rimarcato dalla scelta dell’artista che riprodusse l’iconica copertina del disco d’esordio ad opera di Andreas Marschall e di John Harris come produttore già famoso per aver lavorato con band del calibro di Sodom, Kreator, Pestilence, Coroner. La tappa obbligata del tape trading che gli ha permesso di allacciare e mantenere contatti con tutte le band del mondo, l’abbandono della Roadrunner (prima casa discografica degli americani), nonostante avessero firmato un contratto per tre lavori, a causa delle pressioni ricevute subito dopo l’uscita del disco d’esordio, al fine di comporre il successivo. Il songwriting quasi unicamente appannaggio di Rob Vigna, il cambio di etichette (dalla Metal Blade, attraverso la Listenable Records fino ad accasarsi definitivamente presso la Nuclear Blast che li ha sbalorditi per il trattamento e la professionalità riservatigli: attraverso l’invio di news, video, comunicati stampa, interviste, distribuzione promo a magazine e siti specializzati) e di line up, sempre mantenendo l’ossatura dei membri fondatori: Rob Vigna e Ross Dolan. I dietro le quinte dell’intera discografia, la scelta degli studio di Paul Orofino a New York, diventati loro seconda casa, dove hanno registrato quasi tutti i dischi. I numerosissimi tour (molti dei quali a supporto dei Cannibal Corpse: chi scrive ha avuto il piacere di assistere alle loro esibizioni nel 1995 e 1996 al Frontiera di Roma ed in tempi recenti al Traffic di Roma ed a Prato: ineccepibili), lo shock relativo all’attacco alle torri gemelle che ha generato le liriche di uno dei dischi. Il covid con le relative difficoltà finanziarie che hanno dovuto affrontare: la band era arrivata a fare della musica una professione che gli garantiva da vivere, andando spesso in tour e permettendo loro di lasciare i precedenti lavori; riuscirono a superare il periodaccio incrementando la disponibilità e la vendita del merchandising. Il lato debole dell’opera risiede nell’accendersi ad intermittenza, impedendogli di mantenere alta l’appetibilità, se non dalla metà in poi quando è più focalizzato nel riportare vicende che li vedeva coinvolti, come il tour in Ucraina, la sponsorizzazione per un disco e relativo tour, ricevuta dalla casa automobilistica Scion di proprietà della Toyota. Ho trovato stucchevole la ripetizione a più riprese dell’estrema socievolezza dei membri fondatori; secondo l’autore andavano d’accordo con tutti i personaggi (membri di band o addetti ai lavori) con cui hanno avuto contatti, tanto da uscirci spesso insieme a fare baldoria o per andare a concerti; avrei gradito maggiore spazio agli eventi riguardanti la realizzazione di ‘Atonement’ che personalmente reputo l’attualizzazione di ‘Dawn Of Possession’ ed i relativi tour che ne conseguirono, ma un libro non sempre soddisfa tutti i desideri e le curiosità di un fan.

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