ANGRA: Gli alfieri del power sinfonico
Se negli anni ’90 vi è stato un fiorire di gruppi alfieri del suono power metal, plasmato con dosi massicce di arrangiamenti sinfonici, presi a prestito dalla musica colta, i brasiliani Angra, epigoni dello speed metal dei primi Helloween, hanno giocato un ruolo predominante nel definire lo stile. In men che non si dica hanno giovato dei favori del pubblico, soprattutto sul mercato europeo e giapponese, fino a divenire esponenti del genere stesso. L’impatto di ‘Angels Cry’ è equivalente a ‘The Number Of The Beast’, l’album spartiacque di come suonare metal, il faro guida per una nuova generazione di band.
‘Holy Land’ va oltre, mostrando il nuovo volto del gruppo di Sao Paolo. Per l’occasione il power metal si contamina con le sonorità tradizionali del Brasile, per un risultato eccellente che rende, ulteriormente, elegante lo stile, anche grazie al concept lirico incentrato sul periodo della conquista del territorio brasiliano da parte dei portoghesi. ‘Fireworks’ non presenta sostanziali novità, ma rappresenta il canto del cigno per Andre Matos e l’intera sezione ritmica.
Sistemata la line up, ‘Rebirth’ rilancia il gruppo con un album molto diretto e potente, meno interessante nei contenuti, rispetto ai suoi predecessori, ma ha il merito di riportare in auge la band carioca con Eduardo Falaschi al microfono. È poi il turno di due lavori splendidi. Con ‘Temple Of Shadows’ e ‘Aurora Consurgens’ si torna a sperimentare, ripescando le sonorità etniche e progressive, delineando uno stile elegante e ricco di sonorità. ‘Aqua’ è una sorta di ‘Rebirth’ più definito ma in sostanza votato al mantenimento dello zoccolo duro dei sostenitori, legato alle sfuriate power sinfoniche.
FrancescoHS
26/02/2015, 16:13
Fireworks disco "diverso" e meno d'impatto rispetto ai predecessori, ora con Lione ne stiamo sentendo delle belle col nuovo album. Quest'estate fanno diversi concerti in Italia.