ABO ALSLEBEN: Mayhem Live In Leipzig
Mayhem Live In Leipzig - Come Portai Il Black Metal In Germania Est. Al principio del 1990, dopo la caduta del Muro di Berlino, con le prime ed uniche elezioni politiche libere nella storia della Germania Est in programma il 18 marzo alle porte, Abo Alsleben è un giovane appassionato di musica metal che si ritrova improvvisamente con opportunità mai avute prima. Fra queste, il poter vedere alcune delle band occidentali, fino ad allora conosciute solo attraverso canali non ufficiali e clandestini, dal vivo: la tedesca occidentale Noise Records aveva organizzato, per il 4 marzo, un festival denominato "Thrashing The East" con Tankard, Coroner, Sabbat e Kreator che si sarebbe svolto a Berlino Est. Naturalmente gran parte della comunità metal della DDR era presente. E fu proprio in questo frangente che l'autore venne a conoscenza attraverso Metalion, alias Jon Kristiansen (figura chiave degli esordi della scena death/black metal norvegese e fondatore della "Slayer Magazine") dell'esistenza dei Mayhem, una band norvegese sconosciuta ai più che aveva pubblicato, a parte qualche demo, solo un mini LP ormai vecchio di 3 anni e con alle spalle giusto un paio di concerti in patria. L'autore decide di contattare la band e riceve ben presto risposta da Öystein "Euronymous" Aarseth, noto successivamente del resto per intrattenere carteggio con musicisti e appassionati di musica metal in tutto il globo. Tra i due nasce uno scambio di missive e materiale di vario genere che andrà avanti per circa un anno. I Mayhem hanno a questo punto raggiunto una forma di stabilità da un paio d'anni: dopo la pubblicazione del mini LP 'Deathcrush' di cui sopra e la perdita di due elementi su quattro, i due fondatori Euronymous e Jörn "Necrobutcher" Stubberud hanno reclutato Jan Axel "Hellhammer" Blomberg alla batteria e un cantante svedese, Per Yngve "Dead" Ohlin, più o meno contemporaneamente nel 1988. Euronymous è un visionario e un sognatore, privo del senso pratico che avrebbe potuto dischiudergli il successo commerciale (che oltretutto disprezza, membro quale è della sezione del partito comunista norvegese e appassionato di regimi socialisti, come risulta evidente anche dal carteggio con l'autore), ma proprio per questo capace di concepire l'idea di un tour europeo per la sua band sconosciuta e squattrinata. Abo Alsleben organizzerà per il suo corrispondente ed amico tre concerti in quella che ormai nel novembre del 1990 è la ex Germania Est ad Annaberg-Bucholtz, Zeitz e Lipsia. Su queste tre date, fra cui l'ultima e più celebre è l'oggetto di un live album, uscito solo tre anni dopo, in tributo al cantante nel frattempo deceduto, verte principalmente il volume dell'autore, che accompagna la band, giorno e notte praticamente, per circa una settimana. Fra aneddoti personali, eventi a margine degli show (fu lui stesso a reperire le famose teste di maiale che i Mayhem avevano sul palco ed esilarante è ad esempio la scena, prima del primo concerto, del gestore del locale che prepara la cena per le band dicendo "nessuno sale affamato sul mio palco") si sviluppa il racconto da un punto di vista diverso, ricco di dettagli e più intimo, di una vicenda nota nelle sue linee generali ma per il resto avvolta da un alone semileggendario. Ma c'è molto altro: la fissazione di Euronymous per i memorabilia socialisti, Necrobutcher leader della band sul palco e preoccupato al punto per la famiglia a casa da dover andare a caccia di cabine telefoniche, scioperi di treni, inquinamento atmosferico e in generale le condizioni nella Germania ex socialista, attacchi neonazisti ai luoghi frequentati dai Mayhem insieme all'autore, che ricordano molto i nostri centri sociali. Riportato è anche l'intero carteggio di Euronymous, con le sue considerazioni e discussioni sul mondo discografico, sul socialismo e il capitalismo, sulla musica, con un altro entusiasta della musica come risulta essere Abo Alsleben, appena uscito da dietro la cortina di ferro, con il suo personale bagaglio e punto di vista. I Mayhem, senza una lira, fecero il loro tour che li porterà fino ad Izmir in Turchia con una tessera Interrail. I pernottamenti in Germania Est furono organizzati dall'autore stesso presso amici e altri appassionati di metal in modo piuttosto fortunoso. Tutto ha il sapore di un avventura pazzesca e di un tour improponibile. Cosi infatti fu: a parte le tre date qui raccontate, i Mayhem suoneranno solo un mezzo concerto ad Izmir: le date previste inizialmente in Olanda con gli Ashpyx, in Grecia con i Rotting Christ e una ulteriore ad Ankara non avranno mai luogo. I pochi soldi che i Mayhem avevano in cassa saranno loro rubati durante la traversata dei Balcani. La band rientrerà in Norvegia a fine 1990 senza soldi e sconosciuta come quando era partita. Di li a qualche mese, nell'aprile del 1991, Per Yngve Ohlin, che si era trasferito in Norvegia per entrare a far parte dei Mayhem lasciandosi tutto alle spalle, si toglierà la vita. Questo episodio segna anche la fine dell'amicizia fra Öystein Aaarseth e il suo corrispondente tedesco, indisposto, alla tragica notizia, dalla domanda del chitarrista dei Mayhem che voleva sapere se desiderasse un ricordo (un pezzo di cranio, con cui Euronymous rifornì pochi eletti che riteneva meritevoli) di Per Yngve Ohlin. "Live In Leipzig", celeberrimo e rozzo album dal vivo, uscirà due anni dopo postumo, come tributo al cantante scomparso. Finirà per diventare anche una sorta di tributo a Öystein Aarseth, ucciso un mese dopo la pubblicazione. Ironia della sorte o giustizia divina: il suo carnefice altri non è che il polistrumentista chiamato da Euronymous stesso a sostituire Necrobutcher al basso dopo la sua fuoriuscita dai Mayhem, disgustato dal comportamento di Aarseth in occasione del suicidio di Dead (le foto scattate sul luogo del tragico evento) e la conseguente fine dell'amicizia e della collaborazione fra i due fondatori dei Mayhem: un certo Varg Vikernes. Ma questa è un'altra storia. A parte il resoconto sul rapporto epistolare con Euronymous e la settimana trascorsa dai Mayhem in Germania, l'autore ci fornisce anche uno spaccato di quella che era la vita da appassionato di metal e hard core prima e poco dopo la fine del regime socialista: dove si reperiva materiale audio e fotografico, i concerti dal vivo (per cui vigeva una sostanziale tolleranza, sempre che il tutto fosse strettamente apolitico) e gli espedienti per imitare le controparti occidentali laddove non era seplicemente possibile andare in un negozio a comprare una maglietta o borchie varie. Non manca neanche una riflessione sulla sostanziale apoliticità del metal, caratteristica che, agli occhi di Abo Alsleben, diventa un limite quando persiste di fronte a fenomeni di violenza. Veniamo anche introdotti a quelle che erano le band più in vista al di la della cortina di ferro, incluse quelle che si troveranno a dividere il palco con i Mayhem. Una lettura appassionante e a tratti sorprendente.
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