WHO DIES IN SIBERIAN SLUSH: Bitterness Of The Years That Are Lost
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06/02/2011Fin dal monicker, non tralasciando l'artwork di copertina, è chiaro stiamo parlando di band particolare. Non tanto per la proposta che non sfugge dallo stilema abituale del funeral doom, ma per la concezione che i nostri hanno delle tematiche doom: "The Woman We Are Looking For" è di per sé già un titolo che fa riflettere, e non poco: Life is so different this summer And we have become strangers Time stands still And I am going nowhere... Ma in genere il pensiero di fondo dei Who Dies In Siberian Slush è dettato dall'incapacità di affrontare la vita sociale e dalle relativa depressione che ne consegue. Da 'Bitterness Of The Years That Are Lost' emerge, quindi, un quadro di disperazione ed alienazione che prende forma attraverso brani inquieti e catartici, a loro modo intensi e riflessivi e da una pesantezza sonora appropriata. Il sound è pieno, corposo, le scudisciate chitarristiche sono bordate pazzesche; la ritmica ha un incedere monolitico, a dir poco misterico, mentre la voce di E.S., spesso distorta e filtrata ti riempie i polmoni lasciandoti senza respiro. E solo affrontare il pensiero di Lev Gumilev - assai controverso nei salotti culturali occidentali, ed in minima parte non a torto - in "Testament Of Gumilev" lascia intuire che siamo al cospetto di una band coraggiosa, con personalità, che non teme giudizio. Che sa il fatto suo, intrepida, vibrante, dolorosa. Un disco di funeral doom a tutto tondo che sa dare molto di più una volta entrato in circolo nelle funzioni vitali di chi vi si avvicina, questo mentre l'amarezza degli anni trascorsi diventa sempre più insopportabile.
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