VOIVOD: NOTHINGFACE
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01/05/2007Lo stadio più evoluto dei (del) Voivod, il punto più alto raggiunto nella discografia del quartetto canadese è il presente “Nothingface”, un lavoro che esula totalmente dal confine, comunque labile, in cui si potevano racchiudere i precedenti dischi, quel thrash metal che in fin dei conti la band di Away è sempre stata in grado di stravolgere. Così ci troviamo di fronte ad un disco intrigante, impossibile da comprendere in toto al primo ascolto, viste la complessità delle strutture che lo compongono e le peculiarità che contraddistinguono ogni singolo brano. È un mix armonioso di progressive, jazz e thrash metal il quinto nato di casa Voivod, per un risultato che non può lasciare indifferenti, soprattutto se messo a confronto coi fragorosi e più spontanei primi album, a testimonianza di un’evoluzione che in pochi si sarebbero aspettati. Spiazzante ed intricato, “Nothingface” mostra soluzioni ipnotiche e disarmanti, come quelle di “Missing Sequences”, brano che alterna riff lucenti ad intermezzi più secchi e dissonanti. Una sorta di psichedelia in ambito metal dunque, che trova sbocco in rappresentazioni aliene ed inquietanti (“X-Ray Mirror”, “Into My Hypercube”), derivanti sì da un background fatto di fumetti e fantascienza, ma anche dal contesto reale di un Canada industrializzato fatto di sterminati centri estrattivi minerari dove l’uomo è insignificante, in confronto ai grandi macchinari robot che vi operano. Certo “Nothingface” è un album frammentario, in cui è difficile trovare una linea guida, ma se superate una lecita diffidenza, allora potrete entrare anche voi nel mondo del Voivod e restare così catturati da”The Unknow Knows”, da “Sub-Effect” e da una splendida titletrack, episodi in grado di mettere in ulteriore evidenza l’evoluto songwriting della band (e basterebbe ascoltare solo il buon Piggy per accorgersi del notevoile cambiamento).
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