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VOIVOD: KATORZ

data

31/07/2006
80


Genere: Voivodtronic
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2006

Composto in buona parte grazie al materiale che Denis "Piggy" D'amour aveva registrato sul proprio computer, "Katorz", quattordicesimo disco dei canadesi, si presenta con un'aura particolare che travalica l'effettivo valore dei brani e va ad abbracciare la sfera del dolore. E visto il risultato finale, è già diventato un disco da compiangere ancor prima che finisca sugli scaffali dei negozi per quel musicista geniale che un tumore stroncò prematuramente lo scorso anno. Si, perchè "Katorz" è l'ennesima dimostrazione di superiorità di una band capace di rigenerarsi di disco in disco, in grado di metteri continuamente in discussione, e riuscendo sempre a convicere. Che dico, a straconvincere. Il passo successivo al precedente lavoro omonimo, forse quello più "statico" seppur denso della consueta voglia di andare oltre, ne sfrutta la struttura, ma aggiorna il sound di una grinta che puzza di rabbia repressa(come non potrebbe essere altrimenti considerate le circostanze), ed esplode in nuove visioni allucinate ed allucinanti, più fumettistiche con intrusioni nell'immaginario tipico degli anni '50 quando lo spazio cominciava ad assumere pianamente una ignota paura collettiva. Una vera minaccia la rappresenta "No Angel" col suo riff inziale sabbathiano, proposto, ovviamente, in versione voivodiana, e dall'incedere malato, infettivo, come se una creatura marziana diffondesse un virus sconosciuto e letale. Ma il meglio di "Katorz" risiede nel mezzo, nella coppia "Odds & Frauds" - "Red My Mind", brani che miscelano perfettamente le diverse anime sonore dei Voivod, quella più diretta e vicina al punk, e la "outer space atmosphere" che li ha resi famosi e riconoscibili immediatamente tra mille. Lavoro eccellente delle sezione ritmica, pulsante e fantasiosa(finalmente Newsted si prende la sua bella rivincita), abnorme quello della chitarra(ormai uno stile che non smette di fare proseliti tra le nuove generazioni), con la voce corrosiva e contaminata di Snake a chiudere il cerchio delle prestazioni che unite alla qualità del materiale rendono questo nuovo disco della band originaria del Quebec un nuovo orizzonte da guardare da vicino, da molto vicino, stando seduti su una collina, nell'attesa che una macchia si formi sul sole calante, e che pian piano si avvicini assumendo sempre più le sembianze di una navicella con a bordo una testa di cazzo verde che sbuca dalla cupola di vetro della cabina di pilotaggio mentre ci manda affanculo, con Piggy che se la ride beatamente al suo fianco.

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