VISION DIVINE: THE 25TH HOUR
data
13/09/2007Giocare col fuoco non fa poi così male. L’idea di continuare il concept del tanto applaudito “Stream Of Consciousness” poteva sembrare una cosa da pazzi, capace sì di suscitare tanta curiosità ma anche di farsi carico di un enorme bagaglio di responsabilità. Però chiaramente il buon Olaf Thorsen tanto pazzo non è, e conscio delle potenzialità del suo “The 25th Hour” ha accettato la sfida nonostante la tormentata line-up dei suoi Vision Divine venga ancora messa a dura prova: rimessa a nuovo la sezione ritmica con l’ingresso del batterista Alessandro Bissa (Maiden Italy, Scream) e del bassista Cristiano Bertocchi (ex-Labyrinth), in seguito all’abbandono dello storico Andrea “Tower” Torricini, e cambio alle tastiere con l’arrivo di Alessio Lucatti al posto della pesante defezione del funambolico Oleg Smirnoff. Inutile sottolineare come le sonorità del più spigoloso “The Perfect Machine” siano oramai lontane, ci ritroviamo di fronte ai lidi più melodici e caldi tipici di “Stream Of Consciousness” ma con un Michele Luppi più attivo in fase di songwriting e con una produzione stellare ad opera di Timo Tolkki (Stratovarius) capace valorizzare al meglio il sound di questo album. Il binomio iniziale non lascia scampo e bisogna subito levarsi il cappello: dapprima fa il suo regale ingresso il singer Michele Luppi, che ci offre un succoso antipasto delle sue oramai note qualità vocali, ed è poi tempo per i nuovi arrivati di entrare in scena: il giovane Lucatti dimostra di poter non far rimpiangere il suo predecessore sia nei riff che negli intrecci con l’accoppiata Thorsen/Puleri e dietro alle pelli inizia lo spettacolo inscenato da Alessandro Bissa, autore di un drumming vario e potente tutto da seguire. I pezzi da novanta non si fermano certo qua ed oltre alla titletrack si fanno largo ad uno ad uno brani come “Out Of A Distant Night (Voices)”, introdotta dal suggestivo parlato in italiano a là “La Vita Fugge”, “Alpha & Omega”, portatrice di uno dei ritornelli più belli del platter, il melodico mid-tempo di “The Daemon You Hide” e le indiavolate ritmiche di “Eyes Of A Child”. Finale strappalacrime con la melodica “Heaven Calling”, palcoscenico per le corde di Michele, e la (quasi) strumentale “Ascension” nel cui solo di chitarra ritroviamo il tema principale di “Stream Of Consciousness”, scelta che, ai fini del concept che vi invito a leggere, è semplicemente commuovente. I Vision Divine puntano in alto e hanno perfettamente ragione, “The 25th Hour” è il disco dell’ennesima conferma di come la loro sia tra le più belle e floride realtà che abbiamo in Italia. Un diso che, a differenza delle tante uscite internazionali, riesce finalmente a centrare nel segno. Da applausi. Here i am... Is this the end you always have been searching for? The meaning of what you called life?
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