VISION DIVINE: When All The Heroes Are Dead
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07/10/2019Sono passati già sette anni dall’ultima prova in studio dei nostrani Vision Divine. Orfani del grande Fabio Lione, che riprende il suo viaggio con il collega triestino Luca Turilli, tornano in pompa magna con Ivan Giannini alla voce e il veterano del metal Mike Terrana, già da qualche tempo ufficialmente in formazione. Ho sempre apprezzato le sonorità di questo gruppo, in particolare i primi tre album, freschi e innovativi; mi colpì molto ‘Stream Of Consciousness’ e la voce di Michele Luppi. Sapevo che, da parte di Thörsen, il songwriting sarebbe stato di un certo calibro, viceversa non sapevo cosa aspettarmi dalla voce di Ivan Giannini. L’eredità vocale della band (Fabio Lione, Michele Luppi) non è certo cosa facile da caricarsi sulle spalle e in qualche caso può saltare all’orecchio il paragone. Malgrado tutto, le mie aspettative sono state soddisfatte; il cantante rende i brani davvero accattivanti e non fa mancare quel velo di attitudine anni ’80 che ha sempre permeato la discografia della band (ascoltate "The King Of The Sky" se volete farvi un'idea della sua potenza vocale). Il carattere dell’album, infatti, denota una spiccata attenzione verso la melodia vocale e le tastiere che sono il fiore all’occhiello nella stesura dei brani. I riff di Thörsen sono sempre granitici e potenti e risultano la colonna portante di tutti i brani. Dopo l’intro atmosferica “Insurgent” si passa al brano d’apertura “The 26th Machine” che ripesca appieno da due album della band sia titoli che impostazione, velocità, potenza, melodia e la giusta dose di metal progressivo. “3 Men Walk On The Moon”, secondo singolo estratto dopo “Angel Of Revenge”, bonus track inserita nel digipack, è la canzone simbolo dell’album: ritornello molto orecchiabile, soli funambolici e qualche tratto sinfonico nelle tastiere. Devo citare la ballad “While The Sun Is Turning Back” che ci riporta indietro nel tempo a metà degli anni novanta quando le canzoni di questo tipo imperversavano su tutti i dischi rock; un brano dalle atmosfere sognanti e nostalgiche. La conclusione è affidata a “The Nihil Propaganda” che ci prende per mano con dolcezza e fierezza ci porta verso lidi sconosciuti. Una menzione d’onore a due splendide pietre del metallo “Were I God” forse il brano più d’impatto dell’album insieme alla cavalcata “300", un brano decisamente power. La commistione dei due generi tipici di questa band (Prog e Power) non scontenta nessuno; infatti, essi, sono mescolati con sapienza e creatività per darci un’ora ottimo metal dal primo all’ultimo secondo.
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