VADER: IMPRESSIONS IN BLOOD
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16/06/2008Incazzati e morbidangeliani come non mai, i polacchi più efferati in circolazione tornano alle scene, facendosi perdonare i due precedenti, poco ispirati, full lenght. Eh si, molte cose sono cambiate per i nostri: il batterista Daray ha definitivamente sostituito il grande Doc (R.i.p.) e la band è arrivata all'invidiabile traguardo dei venti anni di attività. A dire il vero, che 'Impressions In Blood' fosse un buon disco se ne aveva il sentore fin da prima della sua pubblicazione, poichè l'Ep 'The Art Of War' aveva lanciato un chiaro messaggio: "dimenticatevi i nostri ultimi due album, siamo tornati per spaccare". E l'album non è da meno. Dopo la maestosa intro "Between Day and Night" è l'ora della violenza: il potente muro sonoro dei riff in mid tempos scoccano il primo colpo, quello d'avvertimento, prima che il violentissimo blast beat di Daray, accompagnato dall'intricato e oscuro riffing degli axeman abbiano il sopravvento. Questo disco è pura aggressione, e lo si capisce fin dall'inizio. Anche l'aspetto solistico è migliorato, con soluzioni brevi ed essenzialmente affidate all'auto-wa, che conferisce efficacia e scarsa valenza melodica ai soli, quanto di più occorrente al sound dei nostri. Non c'è riposo per l'ascoltatore: dietro l'angolo attende la breve e distruttiva "As Heavens Collide". Ma ci pensa il mid tempos epico e vagamente elettronico Helleluyah!!! (God Is Dead). Per tutto l'album sarà un'alternarsi di violentissime mazzate come “Field Of Heads" e le tracce dalla sette alla dieci, e brani più lenti ed elaborati come la morbidangeliana "Predator" e il mid tempos della stupenda chiusura "The Book", che ci rivela un'animo decisamente melodico della band. Produzione stellare, ai livelli di 'Litany', e non c'è bisogno di aggiungere altro. Davvero un ritorno più che convincente per uno dei gruppi più prolifici e geniali della scena death mondiale. Consideratelo l'ennesimo must.
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