UNWISE: ONE
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29/11/2013Parlare di un disco come 'One' degli Unwise non è certo semplice, in quanto si potrebbero tirare in ballo nomi altisonanti e riferimenti che potrebbero sembrare adatti per alcuni e meno per altri. Quando si ha a che fare con band mature (anagraficamente e nel mood), e meritevoli, d’altra parte il rischio bisogna pur correrlo, e quindi eccoci dinnanzi a questo bell’esempio di progressive rock che paga dazio al filone d’oro del genere stesso (70s in primis), ma che sa essere nel suo piccolo moderno con qualche divagazione metal che tanto piacerà agli appassionati. Il gruppo prende forma nel 2006 e dopo anni passati tra sala prove e palchi ecco finalmente licenziato il debutto discografico. Certo, di anni ne sono passati parecchi, ma poco importa, il risultato finale è qualcosa che abbraccia alla perfezione quel tipo di musica e le egregie doti tecniche di un gruppo affiatatissimo. 'One' è qualcosa che ben si lega al suo artwork, pulito ed essenziale come il sound, ricco di belle melodie e riff arzigolati che vanno a richiamare ciò che fecero anni or sono gente come Fates Warning, Tesla e Crimson Glory. Qualcosa di molto tecnico ed espressivo insomma, dove la parola canzone viene elevata ai suoi massimali, caricata all’inverosimile di particolari e sfumature che potrebbero quasi stordire all’ascolto. Ma a piacere degli Unwise è anche la bravura con la quale tutto ad un tratto ti trasformano una potenziale ballad in qualcosa di heavy, lavorando prevalentemente su ritmiche e voce. "The Madding Crowd" e "Shade Of Doubt" sono brani che ricalcano molto bene lo spirito degli Unwise, capaci se non altro di dare i giusti meriti a musicisti ben preparati sotto l’aspetto tecnico e lucidi in fase di composizione. Le liriche (interpretate per la maggiore in tonalità melodiche da un cantante che ha sicuramente molti meriti sulla buona riuscita dell’intero disco) si legano a un concept che ha come suo fulcro l’era moderna, che spesso e volentieri mette in difficoltà l’essere umano attraverso le sue tentazioni. Nulla di nuovo fondamentalmente, ma se non altro aperto a varie interpretazioni. Arriviamo infine al lavoro in regia, dove non sono da annoverare pecche: suoni e voce sono ben calibrate regalando un ascolto fluido.
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