U.D.O.: Dominator
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29/10/2009Al giro di boa del dodicesimo studio album, il buon vecchio Udo Dirkschneider tenta il bis della splendida esperienza denominata 'Mastercutor' e prova a pubblicare un altro disco di "nuovi pezzi antologici". Con questa espressione si vuole intendere il tentativo di comporre pezzi che, pur essendo inediti e di nuova fattura, riescano a riproporre una carriera ventennale in tutte (o quasi) le sue sfaccettature stilistiche e di esperienza. Tentativo, questa volta, non così soddisfacente. Se infatti la forza intrinseca di 'Mastercutor' risiedeva proprio nel suo essere un disco nuovo ma storico, 'Dominator' ha un costante senso di stanchezza che oscura le piccole perle che contiene. Non mancano infatti pezzi estremamente validi, soprattutto se proiettati verso un'ideale live act, ma non arrivano a coinvolgere completamente, a causa appunto di una stanchezza strisciante che sembra permeare tutto il lavoro. L'album non decolla, quindi, ma neppure affonda: Udo conosce bene il suo mestiere, ed è più che ingrado di proporre al mercato un disco ben confezionato, con tutti i crismi, studiato a tavolino in modo da "girare" senza cigolii. Il problema risiede per l'appunto nel suo essere un ottimo prodotto teorico, ma risultante, alla fine dei conti, poco ispirato, spinto più da una valida capacità compositiva che da una sana volontà creativa. Pochi pezzi non possono reggere, da soli, l'intera struttura dell'album: il risultato sono picchi di elevata intensità che svettano su una pianura di mediocra prevedibilità
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