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TWINSPIRITS: THE FORBIDDEN CITY

data

10/12/2009
90


Genere: Progressive metal
Etichetta: Lion Music
Distro: Frontiers
Anno: 2009

Empty Tremor. La trilogia a firma Genius. Khymera. Cosmics. Un ottima carriera solista ('Viewpoint', 'Daily Trauma') e da un po’ di tempo anche questi Twinspirits: Danile Liverani proprio non sa cosa sia la noia e la mancanza di creatività. Questo secondo capitolo della formazione a cinque, che vede dietro le pelli sempre il fido Dario Ciccioni (autore tra l’altro anche dell’evocativo art work) mentre Liverani si limita a percuotere i tasti d’avorio e le keys, conferma il talento del polistrumentista ravennate. La band è la stessa dell’esordio 'The music that will heal the world' non fosse altro per l’avvicendarsi dietro il microfono dello svedese Goran Nystrom al posto del danese Soren Adamsen che offre una prestazione davvero molto duttile, ora impostata su vocalizzi più duri ( in alcuni casi veri e propri screaming) ora interpretando armonie più delicate. L’album è la prova provata delle infinite possibilità che il progressive metal di ha spaziare all’interno di qualsiasi genere, dalla ballad al metal più pesante, dalle melodie tipiche dell’AOR al classicismo dell’heavy di scuola Iron Maiden (ascoltare "One of us" mi ha ricordato, soprattutto nella scelta del cantato, quella sirena di Bruce Bruce). Da applauso la prova di ogni singolo musicista coinvolto graziata da una produzione assolutamente impeccabile, come sempre assunta dallo stesso Liverani (anche autore di tutti i testi e le musiche) per un prodotto di chiaro prestigio internazionale. La parte dell’album che ne riassume forse meglio il mood probabilmente è quella centrale che vede la lezione di progressive all’ennesima potenza della funambolica strumentale "BTR" che viene seguita da "Hide This Feeling" un lentone, che trasuda per l'appunto feeling, curato da Nystrom e coadiuvato dall’ugola di Irene Ermolli. Davvero una delle più belle songs prodotte quest’anno dal mercato italiano. Le uniche due pecche, se proprio le vogliamo trovare, sono rappresentate dalle canzoni di apertura e chiusura dell’album forse troppo lunghe considerando che musicalmente tendono a ripetere in continuazione le stesse soluzioni . Se poi qualcuno dovesse proprio chiedermelo io rimango dell’idea che, all’interno di un progetto unitario di una band e non di una rock opera, Oliver Hartmann sarebbe stato il perfetto sostituto di Adamsen. Ma qui chiaramente rientriamo nella sfera dei gusti personali che sono soggettivi. Quello che qui mi preme rimarcare è la qualità che obiettivamente si può riconoscere al come back dei Twinspirits ( il cui nome mi ricorda quello di uno dei personaggi della saga di Genius); a questo punto, in base alla regola del “non c’è due senza tre”, ci si augura di ascoltare presto un terzo platter di questa levatura. Considerando che, sin ora, Daniele Liverani non ha sbagliato un colpo si può realisticamente prevedere che il prossimo ritorno dei suoi Twinspirits non ci farà rimpiangere i sessantotto minuti di prog-metal di prima classe di questo The Forbidden city.

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