TURBONEGRO: PARTY ANIMALS
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04/07/2005Secondo album per i Turbonegro dopo il rinsavimento di Hank e conseguente reunion trionfale che aveva portato i nostri a confezionare un signor disco quale “Scandinavian Leather”, mentre è appena stato rilasciato un dvd celebrativo intitolato “The Reserection” (no, niente errori di battitura). “Party Animals” prosegue con nonchalance il discorso intrapreso con il lavoro precedente; e sta proprio qui il bandolo della matassa. Quando mai i sei norvegesi si sono limitati a prendere spunto e ricalcare fedelmente i passi compiuti in precedenza? Mai. Stavolta hanno avuto il coraggio (imposizione?scelleratezza?) di farlo e lo scotto da pagare è quello di ritrovarsi in mano un disco debole e privo di mordente, non all’altezza degli standard a cui ci eravamo abituati. L’attitudine sleazy dei brani è forse ancor più accentuata che in “Scandinavian Leather”; “All My Friends Are Dead”, “City Of Satan” , “High On The Crime” sono pezzi che vi si infileranno in testa senza sforzo ma che dimenticherete facilmente dopo poco tempo visto che la qualità delle composizioni sicuramente non vi invoglierà a riascoltare il tutto; è un peccato dirlo ma i Turbonegro hanno toppato, seppure non in maniera totale. I fan di Hank e soci lo troveranno più che piacevole nonostante la tentazione di rituffarsi a consumare le vecchie glorie mentre chi non conosce i Turbonegro farebbe meglio a non iniziare da qui, il giudizio potrebbe uscirne clamorosamente falsato. L’attitudine è fortunatamente sempre lì, il songwriting un po’ meno.
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