THREE EYES LEFT: The Cult Of Astaroth
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25/09/2017Quarto full-length per i veterani compatrioti Three Eyes Left, band petroniana che con quest'ultima uscita intende proseguire lungo la scia demonologica tracciata con gli album precedenti dedicando questo disco al culto di Astaroth, il Duca dell'Inferno, abile seduttore secondo la demonologia tradizionale. Probabilmente è proprio a questo potere seduttivo che i nostri anelano nella stesura dei nove lunghi e coinvolgenti brani che compongono questo platter. Lo stile è da subito chiaro, fin da "Sons Of Aries", nelle cui trame si scorgono influenze doom classiche, sabbathiane, reinterpretate e rielaborate in chiave sludge che conferiscono al brano quell'estrema pesantezza sonora ruvida e graffiante, merito anche delle ultrasature distorsioni di chitarra fuzzose che dominano l'intero disco. L'influenza sabbathiana però non si esaurisce così rapidamente, ulteriori e più marcati accenni possono rinvenirsi anche e soprattutto in brani come "De Umbrarum Regni", con la sua atmosfera oscura, dal sound mefitico che insiste su un riff lento, malvagio e mesmerizzante, nel quale dominano le frequenze baritone che innalzano uno spesso e compatto muro sonoro. Il terzetto dimostra di riuscire sapientemente a rielaborare in chiave personale le proprie influenze dominanti, in "Spiritic Signals Through The Beyond" sembra di cogliere il connubio tra antico e moderno, da una parte le influenze sabbathiane, dall'altra quelle più moderne vicine al sound dei Candlemass che si mescolano in un solo brano pregno di misticismo ed inquietudine, siamo al cospetto di ciò che i Black Sabbath più di quaranta anni fa iniziavano a mettere in pratica; l'arte di spaventare con la musica. L'attaccamento ai fasti del passato è evidente anche in altri elementi che caratterizzano le sonorità dei nostri, mi riferisco alla marcata componente psych rock, evidente soprattutto in alcuni pezzi come "Chant Into The Grave", con i suoi suoni che traggono ispirazione dai synth dello space rock settantiano che rendono l'atmosfera più lisergica, o come in "The Satanist", brano dotato di una grande carica maligna con i suoi riff cadenzati tra lo stoner e le melodie soliste psichedeliche che portano alla mente alcuni lavori degli Electric Wizard. Sulla stessa scia si innesta anche "Funeral Of An Exorcist", ma il discorso cambia con "Demon Cult", probabilmente il miglior pezzo di un disco che si assesta comunque su ottimi livelli, le sonorità virano più sullo stoner classico, con lontane riminiscenze dei primi lavori più spigolosi degli Spiritual Beggars, la voce è graffiante e selvaggia, pura essenza del Rock senza inutili orpelli e le ritmiche, dapprima assestate su ritmi mid-tempo, diventano via via con lo scorrere dei minuti più pesanti e claustrofobiche. In sostanza possiamo dire che questo 'The Cult Of Astaroth' mette d'accordo un po' vari palati per l'eterogeneità della proposta offerta e per quei dettagli inseriti nelle trame di ogni brano che li rendono interessanti mantenendo nel contempo viva l'attenzione dell'ascoltatore durante tutto il corso di un disco che deve essere ascoltato con la dovuta concentrazione.
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