APE VERMIN: Sonic Monolith
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26/11/2018Pantano di dolore ricade su se stesso, cascata di neri presagi nella quale spicca figura in meditazione, scenario in cui doom e sludge metal si mescolano ad un concetto esoterico di sound. Old school e hardcore si incontrano in un rituale di note, tonalità slabbrate si lasciano scivolare lungo il bordo di sabbie mobili, desertici e psichedelici riflessi che restano però solo sfiorati. Sonic Monolith avanza innalzando un muro di suoni che non si limitano ad essere inscindibili, bensì mostra delle trasparenze attraverso le quali osservare effetti ed immagini dalle forme in movimento. Tonalità progressive impreziosiscono un sound che richiama Eyehategod e Mastodon, alzando una polvere dal passato di Cathedral ed Electric Wizard. Gli Ape Vermin restano saldamente ancorati ai dogma del filone, proponendo alcune interessanti soluzioni di fondo con il sintetizzatore che ricalcano la strada già percorsa da altri. Resta una qualità di espressione e dei suoni che non deluderà gli amanti del genere. Chi invece non è avvezzo a tali ambientazioni o comunque non ne sopporta l’architettura può tranquillamente passare la mano, poiché non viene spostato nulla dello scenario musicale. Considerando che siamo al primo capitolo e che vi sono interessanti divagazioni sul tema, non possiamo che sperare per il futuro degli Ape Vermin. Manca solo un aspetto personale che spicchi in questo lago di magma ribollente, palude i cui miasma intossicano e rendono irrespirabile un’aria in cui speranze si dissolvono. La ridondanza di talune soluzioni e il sentore di acerbo non ci permettono di andare oltre con la valutazione, comunque positiva, di un album che deve essere visto in un’ottica di materia prima ancora da plasmare.
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