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AGE OF THE WOLF: Ouroboric Trances

data

04/05/2019
75


Genere: Sludge, Doom
Etichetta: Aural Music
Distro:
Anno: 2019

L'Uroboro, il serpente che si morde la coda formando un cerchio che non ha nè inizio nè fine, simbolo del potere che rigenera se stesso e di quella energia universale che si consuma e si rinnova di continuo; la stessa energia che il quartetto costaricense ha riversato con tutta la sua furiosa rabbia in questo primo LP di esordio intitolato per l'appunto 'Ouroboric Trances'. Otto tracce che strisciano sul terreno melmoso dello sludge impantanandosi nello stoner più crudo e granitico. "Herald of Abyssos" è il primo singolo estratto dal platter, un oscuro apripista che sembra emergere dagli abissi più profondi; brano mefitico prossimo alle sonorità proposte dagli Electric Wizard, dalle linee vocali violente e ossessive, capace di trasmettere uno strano senso di inquietudine e oppressione nell'ascoltatore, sentimenti ispirati sicuramente dai ritmi lenti, dilatati ed estremamente pesanti che sono il trademark degli Age Of The Wolf. Le atmosfere lente e oppressive sono sicuramente predominanti nella maggior parte delle tracce che compongono questo esordio discografico e ben rappresentate in brani come "The Crimson Penitence" dove l'incedere pesante e a tratti sinistro giocano un ruolo fondamentale in un brano che basa il suo intero minutaggio più sulla musica e sulla creazione delle atmosfere che sulla linea vocale, qui ridotta all'osso. Non mancano i brani che hanno un piglio più "catchy", per quanto il genere lo permetta, e sono proprio quei brani che vedono emergenere in maniera netta e predominante le influenze più tipicamente stoner-rock come "Bloodrage", movimentata traccia dal riff frenetico condita da un solo dal sapore squisitamente "classico" secondo i canoni del genere, o "Unholy". Ma il brano che forse rappresenta al meglio la vera potenza sonora della compagine centroamericana è "Goliath" che vira bruscamente verso le sonorità sludge e doom, ponendo l'ascoltatore dinanzi ad un vero muro sonoro roboante di gargantuesche (in tema di giganti...) distorsioni inaspettatamente introdotte da un semplice ed efficace quanto malinconico arpeggio acustico. Le sorprese però non finiscono qui, il disco al suo interno presenta come si è visto vari spunti di interesse che lo rendono affatto piatto e incolore. Il brano più originale ed inaspettato del platter è sicuramente "Witches'Gallows" che non può non ammaliare per il suo sapore folkloristico. Le note del violoncello dominano a più riprese nel brano e si intrecciano al dolce e malinconico arpeggio scandito dalla chitarra, fondendosi con il leggero sussurro lontano che sembra portato dal vento in una danza sabbatica affascinante e sognante.
"Molten Earth" è la traccia conclusiva e come spesso accade la più lunga del platter, che rappresenta un po' la summa e la sintesi della "filosofia" trasfusa in musica dagli Age Of The Wolf. Nei nove minuti e mezzo trovano posto tutti gli ingredienti utilizzati dai nostri demiurghi; ritmiche claustrofobiche e mertellanti dominate dal latrato violento e sofferente, intermezzi con cambio di registro vocale accompagnato da una chitarra addolcita e cristallina che sfocia in un assolo che tradisce la violenza propugnata e agitata come un vessillo fino in quel momento per far emergere la venatura più calda e satura del classic rock, da assaporare fino all'ultima nota che lentamente sfuma nell'aria dandoci pace e soddisfazione al termine dell'ascolto di un disco che è stato in grado di sconvolgere tutti i nostri sentimenti, come solo pochi lavori sono in grado di fare.

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