THE MOTH GATHERER: A Bright Celestial Light
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29/03/2013Sin troppo risaputo il concetto espresso da parte delle label di definire la musica del groppo sotto contratto "hard to label". Strategie che spesse volte portano a fare i conti con grandissime delusioni. Poche altre volte con inaspettate sorprese che ci colpiscono come i The Moth Gatherer, che decidono di aprire le danze del loro lavoro con quasi nove minuti di ritmi nervosi e rabbiosi, ma pur sempre contenuti. "The Water That We All Come To Need" lascia fuggire nell'aria pesanti digressioni e contrasti figli degli Unearthly Trance più veloci, meno oscuri e devoti al prog estremo, ed i Buried Inside meno caotici, ma pur sempre deliranti. Pur non essendolo, 'A Bright Celestial Light' piacerà al 100% a tutti gli amanti delle sonorità postcore. L'album però sa andare oltre, osa, ma non spinge aldilà, mettendo in chiaro le novità tali da poter essere udite in modo semplice. La cura dei particolari vive nell'ombra, con attacchi fugaci di elettronica e congedi privi di luce, colmi d'oblio. "A Falling Deity" è un tuffo in un mare ghiacciato e nero piombo, dove la lentezza dei riff scanditi senza pietà sono gli ultimi sussulti di una speranza ormai congelata, quasi sparita, uccisa. Una strumentale che chiude nel migliore dei modi sia il crescendo di "The Womb, The Woe, The Woman", sia l'eccentrico mood del primo singolo che i The Moth Gatherer hanno scelto per cominciare a diffondere il loro pericoloro virus.
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