THE EQUINOX OV THE GODS: FRAGMENTS OF LUST & DECAY
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05/02/2008Eccellente! Pensavo di aver perso per strada questo grande e sfortunato gruppo svedese, fautore di musica oscura e molto atmosferica, gli Equinox Ov The Gods. Conosciuti anni or sono ai tempi del loro precedente album 'Where Angels Dare Not Tread' ne fui subito ammaliato per la grande perizia tecnica ed interpretativa di tutti i membri del gruppo, in particolare del cantante Fredrik Wallin, che prendendo spunto da un maestro dell'interpretazione come King Diamond, riusciva a costruire delle tessiture perfette con la sua voce. Oggi siamo a parlare del nuovo 'Fragments Of Lust & Decay' per la label greca Burning Star dopo un periodo burrascoso nel quale scioglimenti e ripristini sono stati all'ordine del giorno, così come i classici avvicendamenti in line-up. Gli EOTG hanno fatto enormi passi avanti dal pur buonissimo precedente album, ora la loro musica è assolutamente ad uno stadio definitivo di completezza, tutte le varie influenze sono state assimilate nel corso degli anni ed è dunque impossibile trovare anche lontanamente un termine di paragone per le nove tracce contenute in questo dischetto (per capirsi subito è perfino possibile ascoltare un fulminante riffone di chitarra in pieno stile AOR 90's all'inizio di "The Ravens Flies"...) Doom? Gothic? Dark? E' davvero importante riuscire a classificare tutto? Per il sottoscritto no, conta solo la sostanza, il chiacchiericcio lo lascia ad altri. E la sostanza in questo album è di altissima qualità. Le parti strumentali (che beneficiano di una produzione egregia e che offrono una gamma di strumenti incredibilmente varia) sembrano essere una colonna sonora per le narrazioni sofferte di Wallin, a tratti affiancato da una voce femminile; sofferenza, partecipazione, parti dinamiche ed altre più riflessive, melodia ed aggressività, ci sono veramente tanti frammenti di lussuria e decadenza in questo disco, sicuramente il picco più alto della discografia finora realizzata e sicuramente un ascolto quasi obbligato per passare tre quarti d'ora fuori dal mondo, in bilico fra sogni e realtà, fra luce ed oscurità.
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