THALAMUS: SUBTERFUGE
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12/09/2011Ancora hard settantiano dalla Svezia. A 'sto giro tocca ai Thalamus, quintetto calato anima e corpo nella decade di riferimento. Parte di quella - sempre più allargata - famiglia che vede i Graveyard capostipiti di questa nuova/vecchia corrente del rock duro, i Thalamus si distinguono per l'uso massiccio dell'hammond, l'incedere vagamente psichedelico, e sorprendenti uscite melodiche come nell'intensa "When Goblins Cheer". Altro particolare che caratterizza 'Subterfuge' è la voce di Kjell Bergendahl, ugola più prossima a quella di un vocalist doomster che a quella urlata di un rocker. Fattore che va ad influire anche sotto l'aspetto del songwriting in quanto le ritmiche sono in larga parte cadenzate e rallentate, e raramente più dinamiche. Ciò rende l'album vagamente cupo, più incline ad una malinconia di fondo che, comunque, non sovrasta mai lo spirito spensierato che aleggia lungo le sue tracce. In tal senso la mosca bianca è rappresentata dalla parte centrale del disco che a partire da "Stil Dancing On My Grave", corposo up-tempo dalle chitarre sature e sguaiate, infonde una dose inaspettata di energia. Chiude l'opera "Through The Fields", che tra ritmica funky rallentata, abuso di wah wah, assolo blackmoreiano finale che si distende sulle trame dall'hammond, si confermano le doti ed il talento dei Thalamus, gruppo in grado di esprimersi su livelli alti e con una naturalezza invidiabile. Fantastico l'artwork di copertina.
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