THALAMUS: Hiding From Daylight
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20/07/2017Ritorno sulle scene quanto mai gradito per gli amanti delle sonorità vintage quello degli scandinavi Thalamus che riescono a tirar fuori un prodotto che mischia senza creare pasticci stili quali l'hard rock, l'epic (forti i richiami ai Manilla Road nell'opener), il doom e lo stoner, il tutto rivisitato in chiave prog. Elemento cardine è il frontman e anche chitarrista Kjell Bergendahl con le sue vocals abbastanza particolari ma adeguate al genere trattato anche se a volte sembra mancare un po' di potenza, di certo si presentano evocative ed espressive contribuendo a farci tornare indietro nel tempo in uno dei periodi più creativi della storia della musica, i seventy, ed anche il tastierista Joakim Aslund si rivela determinante con il suo organo, con eccellenti responsi nella bellissima "Don't Leave Me Behind", un vero e proprio tributo a quella che tutt'ora risulta ancora una band sottostimata, ossia i seminali Huriah Heep (ovviamente quelli della fase più gloriosa a cavallo tra gli anni sessanta e settanta) e che si esalta anche nelle parti slow, "Someday" in primis. Impossibile non essere attratti da quell'aura magica e ancestrale che trasuda nelle ammalianti tracce caratterizzate da svariati rallentamenti ed accelerazioni senza arrivare a velocità particolarmente sostenute con un sound che risulta sì sporco, ma nella giusta maniera e soprattutto è la piena espressione della compattezza e solidità della band. Meritano sicuramente molto più di un semplice ascolto.
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