GUDARS SKYMNING: Olycksfågel
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28/09/2020Nuova fatica per gli svedesi Gudars Skymning, paladini dell'Hårdrock svedese che questa volta si cimentano con un concept album dal titolo 'Olycksfågel' che in italiano suona come "uccello del malaugurio", titolo anche di un romanzo scritto dalla connazionale Camilla Läckberg che si inserisce nella celebre serie letteraria "I delitti di Fjällbacka". I nostri dimostrano un certo attaccamento alla lingua madre proponendo undici brani cantati in svedese che risentono delle influenze degli anni settanta e che nello stile ricordano molto gli Horisont, altro valido gruppo scandinavo. Per calarci al meglio nelle ambientazioni del disco, immaginiamo di trovarci a bordo dell'astronave Olycksfågel, a centinaia di anni luce da casa, dispersi nell'universo sconfinato per portare a termine una missione di ricerca scientifica. Gli scenari affrescati dalle note dei brani che compongono questo platter sono da perfetto film sci-fi nei quali campeggiano sentimenti di malinconia, disperazione e abbandono ad un destino ineluttabile. "Stjärnbeströdda Hav" è il brano che trasmette al meglio il senso di malinconia e fatalismo, una ballad elettrica nella quale dominano arpeggi eterei e cristallini che creano un pattern sonoro sul quale poggia la lontana e riverberata voce di Dufvenberg. Sentimenti analoghi sono suscitati anche da "Ensam I Bräcklig Farkost", altra ballata dal sapore malinconico dotata di un sopraffino pathos evocativo che sembra trasmettere appieno il senso di smarrimento dell'equipaggio a bordo della navetta Olycksfågel che attraversa il desolato e sconfinato universo.Il brano è caratterizzato da una lentezza dolce e oscura, con la voce di Dufvenberg che esprime sofferenza e una tristezza che arriva a picchi di disperazione. Ma all'interno dell'LP troviamo anche momenti di puro e robusto rock sostenuto come in "Orions Schakaler", brano presentato in anteprima sul web e caratterizzato da una ritmica piuttosto serrata ed insistente che lo rende il tipico brano di matrice "hard-rock" che strizza l'occhio alle sonorità più cupe e "occult" del filone. Proprio questa tendenza verso le sonorità cupe e "occulte" risulta essere un marchio di fabbrica dei Gudars Skymning, i quali dimostrano di attingere anche dal "proto-doom" dei Black Sabbath come nel breve intermezzo "Röd Planet", dove i nostri sfoderano un riffing granitico che riporta alla mente la compagine di Birmingham, o come in "Monoliten Vid Rikets Gräns" che si trascina pesante proprio come un mastodontico monolite sonoro. Risultano anche innegabili le connessioni "interdisciplinari" con il mondo del cinema; l'intero disco, se fosse stato un'opera cinematografica, sarebbe stato un cult kubrickiano come "2001 Odissea nello Spazio". Impossibile non cogliere dei piccoli riferimenti come il "monolite" o la voce robotica nell'intermezzo "Frusen Sömn" (n.d.r. "sonno congelato", come ibernati erano gli scienziati a bordo della Discovery One) che ricorda quella del computer di bordo "HAL 9000". In questo calderone eterogeneo di sentimenti non mancano nemmeno momenti di pura epicità come in "Sandlös Öken", brano introdotto da una intro marziale e celebrativa. Il compito di far calare il sipario su questo disco è affidato a "Torn Av Glas" che ritorna sui ritmi mid-tempo cadenzati, quasi "monotoni" e mesmerizzanti. Un disco che a conti fatti non può lasciare indifferenti gli amanti delle sonorità "vintage" del rock malinconico made in Sweden; adatto per le fresche sere autunnali.
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