STAPP, SCOTT: THE GREAT DIVIDE
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05/04/2006Dopo il debutto degli Alter Bridge e il successo riscosso da questi ultimi, i fans dei Creed aspettavano con impazienza anche il ritorno del loro indimenticato singer e simbolo: Scott Stapp. Mentre Tremonti e soci si sono gettati subito in pasto al pubblico con lo stupendo "One Day Remains" forti anche di un cantante eccezionale come Myles Kennedy, Stapp ha a lungo tribolato; una partecipazione alla colonna sonora de "L'ultima tentazione di Cristo", problemi di alcool e con la polizia, qualche show acustico a base di cover dei Creed, molte polemiche con i suoi ex compagni e un silenzio musicale preoccupante. Sicuramente Scott Stapp è quello che più ha risentito dello scioglimento, forse anche perchè convinto che i suoi ex compagni non avrebbero trovato un sostituto all'altezza, si è trovato spiazzato invece dal successo riscosso dagli Alter Bridge ("One Day Remains" è diventato disco d'oro negli States nel volgere di un anno) e dal caloroso accoglimento riservato a Myles Kennedy anche dai Creed fans. Insomma tante incognite e domande a cui Stapp ha provato a rispondere col suo esordio solista su Wind Up Records: "The Great Divide". A differenza degli Alter Bridge, Stapp rimane fedele al sound che lo ha reso famoso, sfornando un cd che riproduce fedelmente il sound dei Creed, ossia quel post grunge che tante vittime ha mietuto negli States. Quello che però viene a mancare è l'anima, la magia e la spiritualità che rendevano i Creed speciali. Intendiamoci "The Great Divide" non è affatto un brutto disco, anzi i buoni pezzi non mancano ("Reach Out", "Fight Song" e "Justify" su tutte), la voce di Stapp calda e ruvida allo stesso tempo conquista, ma il tutto sembra confezionato come uno sterile esercizio di maniera, senza guizzi ne particolari cime. In ciò non ha aiutato la scelta di servirsi di musicisti alla prima esperienza (i Goneblind freschi di contratto con la Roadrunner Records), i quali svolgono il loro compito in maniera adeguata, ma senza la tecnica, la classe e l'inventiva di Tremonti, Phillips e Marshall è tutta un altra storia. Brani come la title track, "Surround Me" e "Sublime" manderanno in palla i fans nostalgici dei Creed ma è innegabile, che quello che ha reso grandi i Creed qui è solo riproposto senza sbavare di una virgola. Certo Stapp è il legittimo detentore di tali sonorità, ma questo esordio suona troppo falsamente "positivo" e "creediano", come se si fosse voluto senza sforzo riesumare un qualcosa che era perfetto nella sua formula originale, ma ora non lo è più. Che dire, i testi di Stapp sono sempre affascinanti sospesi tra spiritualità e vita vissuta, artwork e produzione sono perfetti, la track list è piacevole e di buona qualità, ma nulla mi toglie dalla testa che "One Day Remains" a "The Great Divide" se lo mangia e che i Creed erano capaci di ben altro. Buona fortuna Scott, ne avrai bisogno...
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