SEVENTH CRYSTAL: Delirium
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19/05/2021The Göteborg Melodic Sound lo definirei! Esordio proveniente dalla Svezia: voce pulita, suoni moderni, assenza di growl, assenza di cori arena, un rock che nasce dal pop, per poi essere rafforzato con timidi innesti di vari generi, dal sinfonico al melodico. Musica ariosa, non cupa, caratterizzata da gocce luminose di tastiera, delicato basso e batteria “boss” perché funzionale a guidare tutto il gruppo. 'Delirium' è un album riuscito, impreziosito dal talento vocale di Fyhr, il ragazzo che fisicamente si presenta come Chris Jericho (Wrestler). La sua voce è il valore aggiunto di questa band. Ci sono persone che parlano con il cuore, comunicano con quello strumento e Kristian è una di queste persone. Si espone con ciò che lo ha forgiato nel tempo. Segni invisibili agli occhi degli altri, mascherati da più tinte, più gradazioni che contribuiscono a regalare un talento del genere. Versatile, potrebbe passare dal power al soul senza alcuna difficoltà, in maniera autentica, naturale. Fyhr ha Sanadra Maitreya nelle sue sfumature (ex Terence Trent D’Arby), nei suoi falsetti raffinati, calibrati e mai a sproposito, ma la sua bellezza raggiunge l’apice, quando si arrabbia con i toni vocali, la sua voce “crolla” si sporca appena, spazia e risale ("Broken Mirror"). "Say What You Need To Say" è esaltante per il ritmo della coppia chitarra/batteria, e soprattutto per il cantato di Fyhn che si colora di toni scuri e strafottenti alla In Flames. Chiaro il richiamo al death metal melodico svedese: è una delle infinite sfaccettature del gruppo nordico, che trasforma in melodico qualcosa di più oscuro limando, molando uno dei petali del settimo cristallo. In "When We Were Young" il sound si colora di velocità, la batteria padroneggia, basso e tastiere abbelliscono con un tocco di classe e la chitarra di Dornerus gareggia senza pietà: mix detonante! Arpeggio per "Broken Mirror" e riff al 100% metal che si scontra con un ritornello pop, intarsiato da fioriture di piano, contrastato dalla maestria di Kristian. "Delirium" ha un intro sinfonico scontato, finché non arriva il piano che magicamente spazza via i miei cattivi pensieri e la voce mi accompagna in territori hard rock da capogiro. "When I’m Gone" trasuda di sentimento. "Should’ve Known Better" è la dichiarazione del pianoforte. "So Beatiful" è un colpo in canna a sei corde. "Time To Let It Go" mi porta in territori metal, ma non scandinavi (A7X). "Déjà Vu2 è il mix che più rappresenta l’alchimia del gruppo e la sua identità. Incantevole traccia di solo voce e piano è "Hope It Will Be Alright": è speranza musicale tinta dalla malinconia del violoncello. Il batterista ha dichiarato in un’intervista che il nome “Seventh” deriva da ‘Seventh Son of a Seventh Son’ degli Iron Maiden: a suo giudizio il miglior album del mondo. E con questa citazione inizia la vostra caccia al tesoro, alla somiglianza, e all’ascolto! Nella vita siete bravi a cogliere le sfumature? Io per tanto tempo non sono riuscita a vederle. Grazie Seventh Crystal!
A cura di Alessandra Testù - Voto 87
Nuova band, manco a dirlo svedese, che si affaccia sul panorama hard rock melodico. Questi Seventh Crystal si affermano subito con le prime tracce lasciando poco respiro e poche pause. Fragranze fresche condite da un devoto rispetto per le tradizioni fanno da contorno a 'Delirium', opera prima di cinque ragazzoni nordici amanti delle belle melodie, del rock suonato bene, degli assoli virtuosi e dei brani cantabili e orecchiabili. Sound ben bilanciato, non troppo potente, ma anzi anche a tratti morbido, la band capitanata da Kristian Fyhr all voce e Johan Älvsång alle tastiere mette subito a fuoco l’idea del progetto. Vagamente ispirati agli Heat e agli One Desire, hanno però uno stile assolutamente personale, con intro molto melodiche, cantabili, per poi sfociare in ritmiche più dure, fino ad arrivare a coloriti assoli. Sezione ritmica affidata a Gadd e Roos sempre presente, ma mai invadente. Con 'Delirium' il Settimo Cristallo ha inaspettatamente colpito a segno. Grandi speranze ci riservano quindi anche per i prossimi lavori, magari piu maturi. Non salvo soltanto "Time to Let it Go", il resto delle tracce è assolutamente un tripudio di colori e belle melodie AOR. Ottima la performance vocale di Fyhr che si estende molto in alto, fino ad arrivare al falsetto. Bravi ragazzi, continuate cosi’
A cura di Roberto Zeppieri - Voto 80
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