SAXON: Thunderbolt
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06/03/2018Non puoi non dedicare una copertina ai Saxon. A questi Saxon. Brillanti ed inossidabili. Una band che non smette di maturare album dopo album. 'Thunderbolt', oltre a segnare il passo con la solita qualità, mette in evidenza anche miglioramenti sul piano degli arrangiamenti e sul livello tecnico complessivo. In particolare le chitarre che sfornano si i tipici riff taglienti della leggenda albionica, ma si caratterizzano anche per la misura in cui cesellano minuzionsamente sia la fase ritimica, sia quella solista. Per non dire delle armonizzazioni (di matrice maideniana), che in alcuni brani rendono al massimo e dichiarano con fierezza - ancora una volta - che i Saxon sono una band stratosferica e che sanno stare ancora al mondo alla soglia dei 42 anni di attività. Basta ascoltare "The Secret of Flight", "Speed Merchant", "Roadie's Song" per capire bene cosa si intende, per non dire di "They Played Rock And Roll" (pezzo dedicato al primo tour insieme ai Motorhead), un proiettile sonoro che rischia di perforare le casse dell'HI-FI, e di "Predator", traccia in cui la voce di Biff si alterna e si doppia a quella di Joan Hegg degli Amon Amarth (ospite del disco). Forse solo "Son Of Odin" non raggiunge la vetta degli altri brani: non tanto per la qualità, ma per quell'incessante sensazione di credere di stare ascoltando una versione rivisitata di "Heaven And Hell" dei Sabbath (tanto sono simili il tempo e la sezione ritmica...). Poco importa, perchè si, poi c'è Biff. 67 anni, ma è come dargliene 20 di meno sia per le prestazioni in studio, sia soprattuto per quelle dal vivo. Non ci stancheremo mai osannarlo ed applaudirlo, anche a rischio di spellarci le mani. Ecco, questo è 'Thunderbolt' e molto altro ancora. E loro sono i Saxon. La band a cui non puoi non dedicare una copertina anche nel 2018.
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