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RAGE: Seasons Of The Black

data

04/08/2017
48


Genere: Heavy Metal, Speed Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner
Anno: 2017

Ventitreesima release per questo combo tedesco. Siamo al secondo full lenght dopo la dipartita del chitarrista Viktor Smolski che aveva caratterizzato la carriera dei Rage nel nuovo millennio. Il cambio di formazione ha significato, per scelta o necessità è difficile a dirsi, ma poco importa ai fini del giudizio, una decisa semplificazione del sound. Questo non è sempre un male, sopratutto in un genere nel quale essere diretti può benissimo finire per favorire l´impatto sonoro. Vedremo, perchè questa uscita non rientra nella fattispecie. L'album inizierebbe anche in modo promettente, con il pezzo d´apertura "Seasons Of The Black" che è senza dubbio l'episodio piu tirato. È proprio in presenza di questo dinamismo che i problemi di questa pubblicazione non vengono a galla. Peccato sia l'unico brano a riuscire a non deludere dal principio alla fine. Il seguito è abbastanza variegato, ma gravato dallo stesso problema: un chitarrismo troppo semplice per risultare interessante, a meno che non sia suonato a velocità decisamente sostenuta. Qui veniamo appunto al cambio di formazione citato prima: Viktor Smolski aveva portato una vena neoclassica, a tratti progressiva, nel sound della band, donandole una ricchezza e una profondità oggi assenti. Qui si susseguono riff scolastici passabili, o a tratti gradevoli solo laddove si accelera. E questo accade troppo di rado, ed a parte la traccia iniziale, solo a sprazzi. La risultante sono sempre pezzi che alternano momenti positivi ad altri decisamente frustranti. Le parti piu meditate, cadenzate o i ritornelli sono troppo spesso gravate da cori imbarazzanti, che non fanno che rendere la percezione del sound ancora piu scolastica e primitiva. "Time Will Tell" è forse l´esempio piu evidente. E qui veniamo ad un problema strutturale dei Rage, che non riguarda cioè solo questa release: la voce di Peavey Wagner: non sono mai riuscito a trovare il suo cantato altro che ordinario. Con un tessuto sonoro di maggior spessore può essere un aspetto di secondo piano, nei momenti piu dinamici anche in presenza di pezzi molto semplici può non importare, ma non può non inficiare il giudizio in pezzi mid tempo e di questa semplicità, in cui non c'è null'altro su cui focalizzare la propria attenzione, se non a deterimento del giudizio che si va formulando. In conclusione, siamo in presenza di un prodotto mediocre, di scarsa ambizione musicale.

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