QUIET RIOT: REHAB
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10/12/2006Se proprio devo essere sincero penso che non avrei scommesso nemmeno un centesimo sul nuovo capitolo in studio dei Quiet Riot, vuoi perché la band negli ultimi hanni aveva mostrato preoccupanti avvisaglie di evidenti lacune compositive, vuoi perché il glorioso passato glam del gruppo d'oltreoceano sembrava essersi definitivamente dissolto nel nulla, lasciando ai pover fans una band oramai povera ombra di sé stessa. Fortunatamente però, come accade in talune occasioni, la sorpresa era davvero dietro l'angolo, e questo perché "Rehab" è un album coraggioso e quasi inaspettato per i Quiet Riot, la cui formazione vede attualmente affiancati agli storici Kevin DuBrow e Frankie Banali due nomi d'eccezione quali Tony Franklin e Neil Citron, oltre che, incredibilmente, anche sua maestà "Voice Of Rock" Glenn Hughes. Uno Hughes pronto a dare il proprio supporto sia in fase canora che per quanto concerne alcune parti di basso, apparizione che ovviamente dona blasone e qualità ad un disco che merita di essere analizzato in profondità. Nel cd ivi discusso, infatti, Kevin DuBrow e soci giocano in maniera stupefacente le proprie carte di rock 'n' blues di classica scuola adattate su un lavoro di produzione moderno, mistura che, dopo diversi ascolti, sembra risultare riuscita e accattivante, e ciò nonostante un sound non propriamente da major in particolare per quanto concerne il poco incisivo supporto della batteria. Quello che ne fuoriesce sono quindi dodici brani piacevoli e di marcato buon gusto, i quali non falliscono nella propria disinteressata opera di intrattenimento regalando circa sessanta minuti di rock datato ma più che godibile. In conclusione non posso che promuovere questo positivo ritorno di uno dei nomi storici dell'hard-rock mondiale, un gruppo che superata la doppia cifra nel numero degli album della propria discografia dimostra di avere nella propria manica ancora qualche asso da giocare, così da zittire a priori tutti i maldicenti pronti a darli spudoratamente per spacciati. Maldicenti che includevano nelle proprie fila anche il sottoscritto, felice di essere smentito rivedendo vivi e vegeti quattro rockers pronti nuovamente a dare battaglia.
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