QUIET RIOT: Road Rage
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12/08/2017Se c'è un album (e una band) che è stato gufato come non mai, quest'anno è proprio l'ultimo bambino di casa Banali & co. In effetti le premesse non sono state buone, tanto che la band ha preferito posticipare l'uscita per ri-registrare le tracce con il nuovo cantante, e forse per effettuare qualche altro ritocco al fine di scongiurare quello che, a detta di molti, sarebbe stato un flop annunciato. Al dunque, sembra che sia stata una buona idea, perchè 'Road Rage' è un album discretamente solido, sia in fase compositiva sia di esecuzione. Già la traccia di apertura "Can't Get Enough" (uscita come singolo e accompagnata da un video) diverte con la sua atmosfera scanzonata e mette voglia di andare a farsi una birra con gli amici, ascoltandola a volume scassatimpani. Dalle prime note è apprezzabile il lavoro di James Durbin alla voce che, con il suo timbro un po' Donnie Vie (ma a volte, perdonate la blasfemia, ricorda addirittura Janice, nel modo di interpretare), ha se non altro il pregio di risultare molto particolare, qualsiasi siano i gusti personali. Evidentemente, per delle fortunate congiunture astrali, dai talent ogni tanto riesce ad uscire anche qualcosa che non sia solo spazzatura. Ed anche se la scelta ha avuto forse una grossa motivazione mediatica, bisogna dire che è azzeccata. Convince meno la seguente "Getaway" (ma tutti questi sitar, nei pezzi di oggi, saranno mica colpa di Steve Vai e Sailing Ships?), mentre la scorrevolissima "Roll This Joint", con le sue influenze molto Woodstock, rialza decisamente il livello, ed è a mio avviso uno dei brani migliori del disco. L'album nel suo insieme è permeato di una certa atmosfera '70's, e pur essendo, ahimè, lontano dai fasti di un certo passato, è comunque gradevole da ascoltare. Una pecca potrebbe essere il fatto che alcuni brani sembrano un po' scollati dal resto del lavoro, come se fossero stati composti in momenti totalmente diversi, e questo lo rende un po' disomogeneo. La seconda parte della tracklist scivola comunque via più facilmente, con l'eccezione di "Freak Flag", un inno alla tenacia e al coraggio di andare avanti seguendo le proprie idee. Interessante e molto sexy "Still Wild", mid-tempo di matrice southern blues, mentre "The Road", malinconica e dolce, riporta un pochino più avanti, agli anni 80, l'orologio musicale della band. Volutamente, non sono stati fatti accostamenti con il compianto Kevin DuBrow, che resterà insostituibile nel cuore (e nelle orecchie) di tutti noi, cresciuti con i "vecchi" Quiet Riot, eppure è evidente che ci sono songs, su questo disco, che sembrano scritte proprio per la sua voce, tanto da domandarsi come sarebbero state se le avesse cantate lui. Ma sarebbe ingiusto nei confronti di Durbin che, bisogna ammetterlo, ha energia da vendere e ci mette il cuore. Il combo batteria - basso risulta sempre granitico e compatto (e trovo che, in generale, Chuck Wright abbia un ottimo gusto in fatto di scelta delle note), e pur non trovando solos di grandissimo rilievo, anche il lavoro di Alex Grossi è più che sufficiente. Certo, ripensando ai grandi successi del passato 'Road Rage' sembra un album di passaggio, ma offre spunti interessanti e ci dà un filo di speranza per i prossimi lavori. Cum On Feel The Noize!
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