PENETRATOR: PENETRATOR
data
19/09/2005Era da un bel po' che il Canada, paese da cui venivano alcune delle band più grandiose degli anni ottanta (Sword, Exciter, Anvil, Annihilator, Thor...) non faceva sentire la sua voce in campo true heavy metal: ci pensano i Penetrator, che a discapito di un nome a dir poco ridicolo sfornano questo simpatico e convincente esordio dedito a un american heavy sound già piuttosto personale e ricco di sfumature quasi moderne nonostante un approccio, nel complesso, estremamente conservatore. La produzione un po' troppo scarna purtroppo non fa risaltare come dovrebbe il talento dei musicisti (tra cui figura il chitarrista Bess Ross, già visto con gli storici Anvil), ma questo non è assolutamente un problema perchè il disco non lesina la giusta dose di metallo bollente! Riff priestiani e mid tempo rocciosi la fanno da padrone insieme alle vocals in pieno US metal style di Maxel Black, forgiando un'ottima dose di vetusto acciaio rovente ed elettrico come si conviene: il songwriting è sempre ottimale e concreto, non perdendosi in troppi deliri senza senso e colpendo dritto nel segno soprattutto con dei chorus molto cantabili, un po' alla Vicious Rumors, che spezzano la pesantezza del complesso delle songs, a volte davvero aggressive come l'opener "Unleash The Fury", un caldo omaggio alle sonorità di "Painkiller". Una buona varietà compositiva e la breve durata rendono "Penetrator" un disco molto facile da godere per chi è cresciuto a pane e metallo, mettendo in mostra varie sfaccettature che pur non presentando particolari novità non mancano di piacere e farsi apprezzare per la validità e potenza. Alcuni episodi indubbiamente spiccano, come la bizzarra "Muso In A Bottle", dal taglio più moderno in certi momenti ma fornita di chorus e riffing inequivocabilmente ottantiani, ma sono soprattutto le bordate di pure american steel a nome "Wheels Of Justice" e "The Adulteress" a rimanere impresse: con chitarre che a tratti ricordano persino i piucchepperfetti Sword e un drumming quadrato ma dinamico in puro stile Larry Howe, ce n'è di che esser contenti per qualunque fan del genere! Quello che non va nei Penetrator sono indubbiamente i classici problemi di un disco d'esordio: un po' ingenuo a volte, non sempre in grado di colpire duro come si dovrebbe, tutti difettucci di cui a un metalhead impenitente non glie ne potrà fregà di meno. Certo, indubbiamente questo non è il disco dell'anno, niente di trascendentale da ricordare nei secoli dei secoli, ma una buona mezz'oretta di puro metallo suonato bene, senza fronzoli e inutili tendenzialismi, è indubbiamente da premiare.
Commenti