PUSHKING: The World As We Love It
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07/02/2011Sono una band russa nata dalla mente del cantante-compositore Konstantin "Koha" Shustarev il quale, arrivato ai quindici anni di attività, pensa bene di riproporre in inglese i brani meglio riusciti della band, magari comprendendo "alcuni" ospiti. Fattore piacevolmente drammatico è la lista di questi ospiti: si va da Paul Stanley e Billy Gibbons a Nuno Bettencourt e Steve Vai, da Jeff Scott Soto a Eric Martin, da Alice Cooper e Jorn e tanti, tanti altri! Prodotto dal "nostro" Fabrizio Grossi in maniera finalmente pulita senza chitarre e bassi impastati, ma ben nitidi ed arrangiamenti pregevoli, possiamo notare subito che il singer russo è dotato di una voce roca e poco originale, forse più adatta ad un genere più duro che il rock melodico qui presentato. I primi due brani sono duetti con il barbuto Billy Gibbons degli ZZ Top, in special modo il secondo pezzo, "It'll Be Ok", è un ottimo mid tempo con i soli di Nuno Bettencourt ad impreziosirne l'intera riuscita. La successiva "Troubled Love" è un divertente rock and roll dove abbiamo Alice Cooper sugli scudi coadiuvato da un bell'assolo di Keri Kelli. Pregevole la ballad "Stranger’s Song" dove l'Uriah Heep John Lawton la fa da padrone con tanto di assoli di Steve Stevens."Cut The Wire" vede la pomposa entrata in scena di Paul Stanley. Anche se oramai quasi sfiatato, basta che apra l'ugola per far godere anche uno sprovveduto, il brano in sè avrebbe potuto essere uno scarto del suo 'Live To Win', comunque immenso come sempre! La seconda parte del disco entra un po' troppo in terreno Rainbow-Deep Purple, difatti prima Graham Bonnet, poi il solito Glen Hughes ci offrono due buone prestazioni, ottima la ballad acustica di Hughes " Why Don’t You?", molto motown nell'inciso. Il mid tempo "I Believe" vede l'immenso Jeff Scott Soto donare una brillante performance, vicina alle produzioni più leggere dei Talisman. Si prosegue ancora con due brani cantati da Hughes per arrivare poi alla dolce ballad interpretata da Eric Martin "Open Letter To God". "Head Shooter" proposta da Lynn Turner ha un groove molto anni '70 con un inciso che forse è il migliore del disco. Molto Ac/Dc "Nature’s Child" dello gnomico Udo, mentre cadenzata e potente è "Heroin" di Jorn Lande (a tratti però vergognosamente troppo Coverdale). Il disco si chiude con una pacchianata chiamata "Kukarracha" che vede la partecipazione di tutti i vari cantanti di cui sopra. Tutto sommato una somma opera per i musicisti coinvolti, una mediocre opera per la qualità dei brani che qui vengono risaltati solamente per l'immensità degli ospiti, onestamente la voglia di ascoltare gli originali non viene, il rischio di dischi come questi sono che abbiamo una scarso filone logico per la esagerate varietà dei cantanti, ed è facile ascoltarlo per un paio di volte per poi riporlo ordinatamente in un cassetto, fine che alla lunga farà questo Pushking. Sicuramente.
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