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SPIRITUAL FRONT: Amour Braque

data

08/03/2018
73


Genere: Suicidal Pop
Etichetta: Prophecy Productions
Distro:
Anno: 2018

Simone Salvatori, aka Spiritual Front, come un sarto sopraffino ha perfezionato la sua arte confezionando un abito che gli calza a pennello; per non dare l’impressione di indossare sempre la stessa mise, gli cambia le maniche, il colletto, qualche inserto sulle tasche, due o tre bottoni, ma il modello base da cui partire lo conosce a menadito, anche se ogni tanto si punge con un ago nel confezionarlo - “Disaffection”. L’ultimo lavoro è un incrocio tra ‘Armageddon Gigolo’ e ‘Roma Rotten Casino’ con una quantità minore di intuizioni e brani catchy rispetto al primo, e superiore al secondo come qualità; si districa tra trovate di classe - “Devoted To You” -  mestiere, alcune soluzioni già sentite e qualche spunto carpito ai Red Lorry Yellow Lorry di ‘Blow’: prestate orecchio al giro di basso di “Children Of The Black Light”. Non dimentica di indirizzare dediche a chi gli ha dimostrato calore e riconoscimenti artistici: “Vladimir Central” alla Russia e “The Man I Have Become” al Messico, le nazioni che gli hanno tributato maggior successo commerciale e di pubblico. Violini sinuosi, soluzioni vintage in “This past Was Only Mine” e parti sinfoniche in “Pain Is Love”; ammaliante, bugiardo, passionale, ma sempre con la lama dietro le spalle pronto a pugnalarvi non appena vi abbandonate alle sue dolci e traditrici effusioni. Molteplici i contributi degli ospiti che hanno impreziosito l’opera: Victor Love (Dope Stars Inc), Nicola Rossi (Doomraiser), Ernesto Tomassini (artista poliedrico che ha collaborato con i Coil e Marc Almond) tra gli altri. Il leader non ha perso un oncia dell’ironia che gli consente di scrivere liriche sempre pungenti, dissacranti, decadenti, ardenti e distruttive, malate, degeneri, che narrano di amori dissoluti, di sesso ("Battuage": un finto francesismo, coniato all’interno della comunità gay, per definire i luoghi frequentati da persone in cerca di rapporti omosessuali occasionali), e deviazioni come in “Tenderness Through Violence” (forgive me and make me bleed), ma in tutto ciò c’è sempre un comune denominatore: le emozioni che il menestrello romano vi cagionerà copiose. Un disco che è meno immediato dei precedenti, cattura lentamente, sale alla distanza, ma una volta che lo avrete metabolizzato, abbandonarlo vi verrà difficile.

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