pestilence: resurrection macabre
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13/01/2010Un'altra bella reunion con un album che farà discutere, questa volta tocca agli olandesi Pestilence, che avevamo lasciato nel '93 impantanati con 'Spheres' fra speculazioni filosofiche, prog/jazz e synth. Poi lo scioglimento e ognuno per la sua strada. Dopo 15 anni Patrick Mameli riforma il gruppo, ma sorpresa sorpresina non la vecchia line-up, ma con Tony Choy al basso, (sebbene l'abbia sempre visto meglio come gregario di lusso) e Peter Wildoer alla batteria (vi ricordate i Darkane?). Quindi? Quindi Resurrection Macabre suona completamente differente da qualsiasi altra cosa i Pestilence ci abbiano proposto in passato: né paleoliticamente legato al DM anni '80 come i primi lavori, né rivolto all'infinito come 'Spheres'. Registrato da un altro nome grosso come Jacob Hansen in Danimarca, l'album è uno schiacciasassi, a patto che non si cominci a fare i soliti paragoni da sapientoni del metal: questo è death metal europeo rude e feroce. Vi piace? Si, allora ascoltatelo. Non vi piace, volevate altro? Amen. Personalmente non condivido le critiche mosse dai (soliti) eruditi italiani del Metal (lol): fra tutte le varie reunion che ci sono state, i Pestilence sono stati uno dei pochi gruppi che hanno proposto qualcosa di spiazzante, e al netto dei gusti personali, oggettivamente più che buono. Si perché effettivamente le undici canzoni vanno che è una meraviglia, forse magari un po' di attenzione in più al songwriting avrebbe portato ad un album più maturo, ma siamo qui a parlare di quello che è, non di quello che avrebbe potuto essere.
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