MOONLIGHT AGONY: ECHOES OF A NIGHTMARE
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14/11/2004Cazzarola oh, si sentiva davvero la mancanza di qualche etichetta nel mondo del metal. Grazie a dio ci pensano i Moonlight Agony a spacciare la loro musica per "Dark Symphonic Metal", come se non ne avessimo abbastanza dei deliri cosmic/hollywood/filmscore accoppiati appunto a questa bislacca trovata del "symphonic metal", definizione un po' troppo spesso usata per dire "power metal melodico, banale e zuccheroso strapieno di tastiere", con buona pace di chi il metallo sinfonico l'ha suonato per davero (Therion, sì). E possiamo tranquillamente dire che i crucchi Moonlight Agony non fanno eccezione. Anzi, contribuiscono col peggiorare le cose, perchè tentano di nascondere la loro inequivocabile crucchità musicale, la loro tragica dipendenza dagli schemi di Edgury, Freedom Call et similia, dietro un muro di orchestrazioni arrangiate in maniera elaboratissima, curate e cesellate fino al più piccolo dettaglio. Sono infidi e pericolosi, perchè magari qualcuno rischierà pure di cascarci, e di credere DAVVERO che qui ci sia anche solo un minimo secondo di "oscurità" (a sentire i ragazzi della Massacre questi sei simpaticoni fanno sacrifici umani a Yog-Sothoth tutte le sere), invece del solito, prevedibile, palloso, già-sentito-mille-volte pastrocchio che mescola un riff degli Helloween, un coro da stadio del Bayern Monaco e un arrangiamento preso a caso dalla colonna sonora di Prince Valiant. Nel dettaglio, i Moonlight Agony partono da idee talmente idiote da sembrare goliardate (vedi il ritornello di "Celebration", l'ennesima riproposizione edulcorata di "Guardians" degli Helloween), e ci mettono su tanto di quel lavoro che viene quasi un moto di pietà. Intermezzi simil-prog (tipo il balletto della conclusiva "Vanished"), stranezze disarmoniche (tipo alcuni passaggi tastieristici in "Ghost"), qualche momento di terrore plastificato (tipo la title track, forse l'unica canzone vagamente inquietante del lotto)... insomma col Symphonic siamo (per così dire) a posto, col "Dark" e col "Metal" un po' meno, visto che di riff di chitarra non se ne sentono, visto che le melodie maideniane sono affogate in un mare di note di tastiera, visto che la batteria è il solito tappeto di doppia cassa campionato e ripetuto ad libitum... L'unica cosa che possiamo salvare credo sia la buona prestazione del singer Chitral Somapala, Sri Lankano naturalizzato tedesco, impeccabile dal punto di vista tecnico e discretamente interpretativo... per il resto, il nulla. Questi qua provano pure a riproporci il celebre giro neoclassico di "Burn" dei Deep Purple (ripreso fra gli altri dai Therion in "To Mega Therion") all'inizio di "Icy Plains".... non credevo fosse ancora possibile! Poi magari il disco non è un cesso completo, non è uno sfacelo totale, e ai fan dell'ultim'ora del Rhapsody-sound potrà magari piacere... ma siccome mi sono stufato di salvare anche le peggiori merde grazie a questa scusa, comincio col dare una punizione esemplare a questi sei "onesti mestieranti" (è il più che si possa dire di loro), che risultano mediamente convincenti solo come sottofondo, mentre siete intenti ad attività degne di questa "musica", tipo giochi di ruolo on line o siti di cartoni animati porno, visto che il tutto risulta incredibilmente nerd. Perdonatemi il delirio, ma arrivare al sesto ascolto di questo polpettone metterebbe a dura prova anche il Turillone nazionale. Un caffè, grazie.
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