MESHUGGAH: CATCH THIRTYTHREE
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19/06/2005Talvolta anche le macchine più tecnologiche e all’avanguardia si inceppano; talvolta anche i musicisti più eclettici e geniali finiscono malauguratamente per ripetersi. Parole amare, che nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire all’indirizzo dei Meshuggah, una band che ha infilato un capolavoro dietro l’altro senza mai risultare una mera fotocopia sbiadita di se stessa. “Contradictions Collapse”, “Destroy Erase Improve”, “Chaosphere” (l’album più terrificante degli anni ’90), il meccanico “Nothing” e il recente schizzatissimo mini “I”; vi sfido a trovare anche solo una falla in queste opere. “Catch Thirtythree” rappresenta il disco di congedo dal contratto con la Nuclear Blast (ma è fresca novella la riconferma con la label di Donzdorf), e forse è per questo che risulta così maledettamente poco convinto. O forse per qualsiasi altro motivo, ma tutto ciò non importa. Importa solo che appena parte “Autonomy Lost” si ha una sottile sensazione di deja-vu piuttosto spiacevole; tredici tracce? Ma non dovevano essere solo tre? E poi, cos’è tutto quello scimmiottar di riff dal disco precedente? Gli stessi Meshuggah dissero di voler creare qualcosa di estremamente ripetitivo e monotono con “Catch 33”, ma c’è modo e modo, e questo non è di sicuro il più simpatico. Belli, disturbanti e ‘oltre’ lo sono fortunatamente alcuni episodi come “Mind’s Mirror” o la lunga coda finale di “In Death – Is Death”, ma tutto ciò non basta. Detto schietto, questo è un disco da semplice timbro del cartellino e che Thordendal e compagni avranno composto ed eseguito in un paio di giorni. Se a qualcuno non importa sono affari suoi, io so solo che dai Meshuggah è lecito e doveroso aspettarsi qualcosa di più. Molto di più.
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