MEGADETH: COUNTDOWN TO EXTINCTION
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09/06/2004Gli anni Novanta sono stati un periodo importantissimo per la storia del Thrash metal, perché ne hanno visto il preoccupante declino e la successiva energica rinascita. “Countdown To Extinction” compare nei negozi nel 1992 durante la fase discendente del genere, ma comunque si rivela un lavoro più che interessante, tanto da essere probabilmente l’ultima produzione di un certo livello della band di Mustaine. La line up, la stessa del precedente e osannato “Rust In Peace” conferma tutte le proprie qualità artistiche, soprattutto per quanto riguarda la colonna ritmica dei Megadeth, con quel Nick Menza sempre tecnicamente perfetto che impreziosisce il sound complessivo con un drumming secco e preciso. “Countdown To Extinction” è un lavoro piuttosto eterogeneo in cui il tipico thrash metal brioso dei Megadeth è spesso affiancato da soluzioni meno impetuose con refrain più orecchiabili: così il nuovo corso dell’act di Mega Dave è inaugurato da brani come “Sweating Bullets” o “High Speed Dirt”, capaci di fondere le ruvidezze del thrash metal con melodie meno spigolose. Si fanno apprezzare, tra gli altri, “Skin O’ My Teeth”, che apre l’album come meglio non potrebbe, grazie ad una ritmica indiavolata e trascinante, e il pezzo successivo “Symphony Of Destruction”, una mazzata megalitica che è diventata in seguito un vero e proprio inno metallico. Alle (poche) composizioni che appaiono, nel complesso, sostanzialmente inutili (“Architecture Of Aggression” su tutte), si contrappone la title-track che si rivela essere uno dei migliori episodi di tutto l’album: introdotta da un giro di basso oscuro ed inquisitore, “Countdown To Extinction” parrebbe essere la più riuscita combinazione tra i Megadeth della prima era (quelli che, per intenderci, spaccavano il culo) e l’ormai ex thrash metal band che ha annoiato l’audience mondiale dalla seconda metà degli anni Novanta in avanti. Inoltre il brano in questione ha il grande merito di incorporare un assolo che riesce a commuovermi ancora oggi, dopo aver mandato in sollucchero anni or sono il mio cuoricino adolescenziale. Un capitolo importante e ben confezionato per un gruppo che ha contribuito a fare la storia dell’heavy metal, e più precisamente l’ultimo episodio di un certo spessore della carriera dei Megadeth: ciò che viene dopo è trascurabile (“Youthanasia”) o addirittura evitabile (“Risk”).
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