MARTYR LUCIFER: Shards
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14/09/2013Dopo 'Farewell to Graveland', l'artista romagnolo ritorna con 'Shards' ("frammenti" in inglese), un modo differente di approcciarsi alla musica. Nulla di innovativo, ma pur sempre qualcosa di speciale che rende il prodotto che abbiamo davanti qualcosa di diverso dalle solite uscite. Ogni frammento ha una sua particolare atmosfera, come i primi tre brani che a partire dall'opener molto minacciosa e oscura, diffondono riff semplici, ma efficaci, che cadono sulla nostra testa quasi a peso morto. Nella seguente "The Sunrise In May" elegante nel suo incedere accompagnato da chitarre acustiche, e dal finale quasi struggente ma forte, con lievi echi dei Dark Tranquillity di 'Projector'. Conclude questo primo capitolo, "The Horseride" già pubblicata sul debutto del talentuoso cantante, e qui riproposta con lievi riarrangiamenti in versione "radio edit" (semplice tag di riferimento per la durata del brano). I quattro minuti sono godibilissimi, e ci ricordano un brano che in qualsiasi versione può piacere, anche in un'ipotetica acustica (magari!). Nella seconda parte si allungano un po' i tempi (siamo sui venti minuti), ogni brano è spoglio di distorsione, comprese le due cover (Ramones e Amorphis). L'interpretazione è ottima anche se in quanto a particolarità della scelta e a risultato finale, apprezzammo davvero tanto quella de "L'Albero E Io" di Francesco Guccini. Una parte centrale densa nonostante l'anima delicata ed eterea grazie anche alla presenza di Leìt alla voce. "Oddities" non convince appieno, ma ci pensano le seguenti poste in chiusura a risollevare subito le sorti. C'è un certo contrasto tra "And Still We Wonder Why" e "The Morning Star": l'ultima riesce a rompere la spensieratezza della prima, ma insieme rappresentano gli episodi più autentici dell'intero lavoro. Una piacevole conferma nella formazione (ma crediamo/speriamo sia fissa per questo progetto) per Adrian Erlandsson che suona la batteria in tutto "Shard III", degne di nota anche i tappeti melodici in aggiunta del tastierista dei Darkend, e dei colpi decisi e variegati di Dario Ciccioni per quanto riguarda il primo "Shard" (tranne che per "The Horseride"). Martyr è tornato a distanza di due anni, ha fatto nuovamente centro, sta registrando il ritorno degli Hortus Animae, ha collaborato con Alisa per Space Mirrors. L'ispirazione c'è, i risultati sono straordinari, e lui sa come osare, senza aggiungere ai suoi dischi troppa carne al fuoco.
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