MALEVOLENT CREATION: ETERNAL
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20/07/2009Scommetto che in quel periodo, si saranno sicuramente accorti che fatto 30 non potevano fare 31, visto che a distanza da un anno dal debutto, la band ha pubblicato un disco per ogni anno che seguiva. Il risultato, e il disco che sottolinea ancor di più la teoria da me espostavi, è 'Stillborn'. Un disco confusionario, non da buttar via, ma confusionario, questo si. E c’è anche un’altra cosa che sta a dimostrarvi il fatto che prendersi un periodo di pausa per fare un disco è il miglior toccasana per una band. Passano ben tre anni, e vede la luce 'Eternal', che ok, certo, non piacerà proprio a tutti, ma sicuramente torna a spaccare tutto, come i vecchi tempi (sono pur passati 5 anni già dal debutto!). Intanto, dopo che la Roadrunner li ha letteralmente scaricati, Phil Fasciana crea un’etichetta con cui poter curare con l’estrema calma (ci risiamo, vedete?) tutto ciò che vuole, tanto che quando nel ’94 crea assieme a Dave, John e altri gli Hateplow (grind/death), pensa bene di sistemare questo progetto sotto Pavement Records. Una mossa che tutti avrebbero fatto, d’altronde. Anche questo 'Eternal', così come i tre dischi in studio che seguiranno, verranno abbracciati dalla neonata etichetta del buon Phil. 'Eternal' sancisce l’entrata stabile fino a 'In Cold Blood', di Jason alla voce e al basso. La sua prestazione è positiva, né ottima né scarsa, è la prestazione che tutti si sarebbero aspettati da un deathster incallito come lui. D’altronde con dei macigni come quelli contenuti in questo album, penso che non poteva uscire materiale d’altra natura. Per non parlare della presenza di Dave Culross, che ridà una vitalità mai vista ai brani della band. Si viaggia tra incursioni totalmente dedite agli Slayer ibridate a voci filtrate, come in "To Kill", o l’apocalittica "Tasteful Agony" che chiude il disco nel migliore dei modi: blastbeats fino a morire, e chitarre ispiratissime, che toccano a volte, gli stessi frenetici ritmi dell’indimenticabile debutto. Ascoltare per credere. Un misto infernale dei primi due album, con una sezione ritmica leggermente meno incalzante e ispirata, ma questo significa veramente trovare il pelo nell’uovo.
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