KATATONIA: Dead End Kings
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27/09/2012Ascoltare un nuovo lavoro targato Katatonia equivale ad affrontare quelle emozioni e quelle sensazioni più recondite dell'animo umano, quella parte oscura che, nel bene o nel male, ognuno di noi ha, ma che spesso non ha coscienza di possedere. In questo la band svedese è da sempre maestra e 'Dead End Kings' non fa certo eccezione. Anzi, mai come oggi Jonas Renkse & soci son stati capaci di mettere così a nudo tutte quelle diverse sfaccettature in modo chiaro e limpido: tristezza, solitudine, disperazione, abbandono, smarrimento, delusione, amarezza e perdita di persone care sono, oggi più di ieri, all'ordine del giorno, ma sviscerati stavolta con quel pizzico infinitesimale di luce che ti fa intravedere, in lontananza, la fine del tunnel. E' questa la novità sostanziale nella musica dei Katatonia targati 2012, quella piccola traccia di speranza, quel sussurro di brezza tiepida che traspaiono dagli undici brani, ammantati di una eleganza e di una delicatezza che lasciano sbalorditi. Ed il passaggio, a livello di artwork, dal nero pece del precedente splendido 'Night Is The New Day', al bianco del nuovo album è alquanto eloquente in tal senso. Al di là delle singole prestazioni, tutte sempre di alto livello, quel che salta immediatamente all'orecchio è la grande varietà ritmica e, soprattutto, stilistica, pur restando sempre ben distinguibile la classica impronta che abbiamo imparato a conoscere negli anni, che abbraccia soluzioni stavolta ben più delicate e soffuse ("The One You Are Looking For Is Not Here", "The Racing Heart", "Leech", "Undo You") con arrangiamenti sopraffini e mai invadenti che donano ancor più fascino ad un album che ammaliante lo è già abbondantemente di suo, a scapito di quella durezza metal di fondo che, state tranquilli, si riscontra comunque in episodi come "Hypnone" (tra i migliori in assoluto del lotto), "Buildings" e "Dead Letters" (dall'inizio vagamente Tool-iano che ci fa sobbalzare per un attimo dalla sedia). Quindi l'impressione che vien fuori, a pelle, al termine dell'ascolto è quella di un 'Songs Of Faith And Devotion' (capolavoro insuperato ed insuperabile dei Depeche Mode del 1993) fuso mirabilmente all'anima oscura dei Katatonia, a creare quello che ad oggi è il lavoro più completo ed emozionante mai pubblicato dal quintetto di Stoccolma. Ed uno dei picchi qualitativi più alti registrati finora nel 2012.
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