JULIETTE & THE LICKS: YOU'RE SPEAKING MY LANGUAGE
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14/12/2005Chi è Juliette Lewis? L’attrice di Natural Born Killers, Dal Tramonto All’Alba, Strange Days e Starsky E Hutch, mi risponderete. Giusto, ma non solo. La bella Juliette è anche una rockettara di prim’ordine che, arrivata dove è arrivata con la sua carriera cinematografica (cioè a un buon punto) si toglie lo sfizio di mettere su il suo gruppo rock, e di andare pure in tour, imminente una sua data a Bologna dopo la data al Rock In Idro di questo settembre. Capriccio di una attricetta svogliata? Tutt’altro. La Lewis ha attitudine da vendere anche in ambito musicale, e “You’re Speaking My Language” è una solida dichiarazione di intenti a tal proposito. Rock, dicevamo. Idealmente, la band di Juliette o, meglio ancora, Juliette stessa, si pone in una sorta di limbo a metà strada tra Iggy Pop e Patti Smith (‘il messia senza coglioni’, per citare Babsi Jones), tra la strafottenza punky del primo e l’ossimorica dolcezza incazzata della seconda; a brani di puro rock d’annata, grezzo e antipatico come nella title-track, in “American Boy, Vol.2” o “I Never Got To Tell You What I Wanted To” si alternano a pezzi più melodici e cantabili (su tutte “Pray For The Band Latoya” e “Seventh Sign”), mentre altri riflettono il lato più amaro e ‘underdog’ delle sonorità abbracciate dalla band, con qualche vago rimando ai mood decadenti di Tom Waits, si veda la conclusiva “Long Road Out Of Here”. Il mio consiglio è di non perdere “You’re Speaking My Language”, se siete in cerca di un disco incazzato e per riempire una serata, che si tratti di un party o di una uggiosa nottata piovosa. In entrambi i casi, Juliette e le sue leccate saranno adattissime a farvi compagnia, e scusate se è poco.
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