IRON MAIDEN: Somewhere In Time
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24/10/2005Reduci dal devastante tour "Live After Death", gli Iron Maiden si rinchiudono nuovamente in studio e sfornano l'album numero 6: 'Somewhere In Time'. La formazione è oramai collaudata, ed ha ampiamente dimostrato di poter reggere sia in studio che su un palco. La stoffa c'è, si tratta di continuare a confezionare abiti. Ed ecco nascere un disco che riscuoterà un successo al di là delle aspettative migliori, un album che si discosta dai suoi predecessori per le tinte particolarmente cupe ed un'atmosfera che parla di un malinconico e solitario futuro, fin dall'artwork della copertina che presenta un Eddie cibernetico armato di pistola laser in una decadente strada notturna di un doman pieno di ricordi del passato (le citazioni ai lavori precedenti dei Maiden, in questa copertina, non si contano). Dall'opener "Caught Somewhere In Time" si è subito scaraventati in un non-luogo e in un non-tempo foschi ed oppressivi, forti e disperati, e la sensazione continua con quei capolavori che sono "Wasted Years", "Stranger In A Strange Land", "Heaven Can Wait" (quest'ultima divenuta poi un pezzo irrinunciabile nie live act della band). E sempre si evidenzia la solitudine e l'estraniazione dell'individuo dalla socità, attraverso la già citata "Stranger In A Strange Land", ma anche "The Loneliness Of The Long Distance Runner" (titolo più che esaustivo), fino alle soglie della follia disadattante di "De Ja Vu". A chiudere il tutto, "Alexander The Great", splendido brano sulla vita del condottiero macedone. "Somewhere In Time" è stata una delle numerose conferme delle capacità degli Iron Maiden, un album che con le sue atmosfere e sonorità cupe fa da controcanto ai dischi precedenti, più legati a suoni puliti e duri. Inaugura una nuova era, in cui melodie soffuse e tetre spunteranno sempre più spesso ad ornare quello stile puramente "maideniano" che si snoda attraverso gli oramai 25 anni di pubblicazioni della band. E' stato inoltre il primo album su cui i Maiden abbiano inserito delle parti di tastiera: inutile dire che, se da una parte questa scelta ha suscitato numerose perplessità e critiche, dall'altra i frutti che ha portato sono stati tra i più gustosi. Altra caratteristica, se durante lo Slavery Tour (durante il quale fu registrato il "Live After Death") per la prima volta Eddie fu più di un pupazzo che camminava sul palco, e divenne un pupazzone meccanico di quasi 7 metri, fu il "Caught Somewhere On Tour" a vedere la nascita di quegli incredibili palchi che rendono gli show degli Iron Maiden uno spettacolo ancor più indimenticabile: ai lati, le mani di Eddie si gonfiarono per sollevare i chitarristi, mentre Nicko veniva innalzato con tutta la batteria dalla testa della "mascotte" del gruppo. Questa riproduzione gigante di Eddie, come sempre da allora, riprendeva il suo look sulla copertina dell'ultimo album.
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