HYPOCRISY: A TASTE OF EXTREME DIVINITY
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16/10/2009Nonostante la sostanziale positività degli ultimi lavori, personalmente non ho mai preso sul serio gli Hypocrisy, almeno non dalla reunion. Ma questo per forza di cose, mr. Tägtgren deve avere il dono dell'ubiquità per poter essere se stesso: produzione, Pain, collaborazioni varie e Hypocrisy a pieno regime. Mai avrei potuto credere che gli Hypocrisy, in questo momento, avessero potuto tirar fuori una bomba come l'ultimo disco. Perchè è esattamente di questo che si tratta, di una bomba ad altissimo potenziale caricata con tutto il meglio che la Svezia negli ultimi anni ci ha offerto nell'estremo. Stilisticamente stiamo sempre parlando degli ultimi Hypocrisy, però a livello compositivo si avverte una freschezza inimmaginabile. Già dai riff assassini dell'opener "Valley Of The Damned" si capisce che con gli svedesi non si scherza, che ci deve godere tutti i fraseggi, nella loro potente e Gothemburghiana melodicità. La successiva "Hang Him High" ci mostra il lato più epico e maestoso degli svedesi, ma con "No Tomorrow" incontriamo una band più riflessiva, lenta, ragionata. Strana davvero la title track, che personalmente mi suona un po' Megadeth nelle prime battute, per poi de-evolversi in un pezzo che poteva tranquillamente trovarsi in un album di quindici anni fa. E l'andamento 'A Taste Of Extreme Divinity' è sostanzialmente questo, un alternarsi di potenza e lentezza, con un gran lavoro melodico che fa da fil rouge alle undici tracce. Davvero un ritorno strepitoso, che ci ricorda quanto la classe non sia acqua. Da aggiungere alle pietre angolari del genere accanto a 'Slaughter Of The Soul' ed 'Heartwork'.
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