HELLOWEEN: KEEPER OF THE SEVEN KEYS - THE LEGACY
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09/11/2005Gli Helloween sono uno di quei gruppi che certamente non necessitano di introduzioni: i loro dischi, dalla metà degli anni '80 ad oggi, sono ormai patrimonio universale della musica pesante. Quest'anno le Zucche, in formazione (nuovamente) rivista, tornano con un tentativo di connessione col passato che non mancherà di far storcere il naso ai "benpensanti" di turno. "Keeper Of The Seven Keys - The Legacy": un titolo che basta a terrorizzare qualunque fan del gruppo, nell'attesa di scoprire se un nome così impegnativo sia stato dato ad un album degno di un carico simile, o se non si tratti invece di una operazione commerciale, di un tentativo di richiamare pubblico ed aumentare le vendite. Ora che l'attesa è finalmente terminata, possiamo ben dire "nè l'uno, nè l'altro". O meglio, un po' di entrambi. Non si può infatti negare che, vista la qualità dei precedenti due "Keeper", questo nuovo si assesti ad un livello leggermente inferiore, quanto meno per quanto riguarda l'impatto dei pezzi sull'ascoltatore (la qualità più "tecnica" del disco è fuori di discussione). D'altra parte, sorvolando sulle variazioni di line-up, è la musica stessa degli Helloween ad essere radicalmente diversa oggi rispetto a quel finale di anni '80 in cui videro la luce i due pilastri che precedono la "Legacy". E' pur vero che, a fronte di un ascolto che non può evitare di richiamare considerazioni riguardo le differenze tra i "primi" Helloween e i più recenti, rimane il valore intrinseco del disco in questione: innegabile la qualità tecnica, innegabile la validità di pezzi del calibro di "Silent Rain" o "Born On Judgement Day". E sicuramente ottime sono le due suite, "The King For A 1000 Years" ed "Occasion Avenue", la prima vero e proprio seguito della storica "Keeper Of The Seven Keys", pregna di richiami melodici e ritmici allo storico brano; la seconda, un pezzo estremamente coinvolgente, forse il più pesante dell'album, in cui i più musicalmente onnivori potrebbero riconoscere (caso o emulazione? impossibile a dirsi) un passaggio estremamente simile ad un brano dei nostri "Elio e Le Storie Tese". Preferisco evitare per questo disco un'analisi che si perda nella descrizione delle singole tracce, meglio un accenno generale alle caratteristiche salienti dell'album nell'insieme. Stilisticamente ibrido, il nuovo "Keeper" si rifà tanto ai recenti "The Dark Ride" e "Rabbit Don't Come Easy" quanto, per alcuni passaggi, a brani dei due "Keeper" precedenti e di "Master Of The Rings". Inoltre, fa la sua comparsa una caratteristica alquanto nuova per gli Helloween: un utilizzo di cori classicheggianti e di parti sinfoniche decisamente più marcato che in ogni precedente loro lavoro. Questo conferisce ad alcuni brani un'imponenza ed un'evocatività ben oltre quelle che dalle Zucche ci si potrebbe aspettare. Da segnalare la ballad "Light The Universe", cantata in duetto con Candice Night: ottimo brano, ma che presenta due pecche notevoli. In primo luogo la melodia, ripresa da "Goodbye Jeny" (brano tratto da "Come In From The Rain" di Deris); inoltre, personalmente, da madamigella Night mi aspettavo un'interpretazione più intensa. Un'ultima particolarità: "Keeper Of The Seven Keys - The Legacy" esce in formato doppio cd, pur non essendo la durata totale superiore a quella incisibile su un cd solo. Il motivo, secondo Weikath, è che non si è voluto rischiare che alcuni lettori vecchi o troppo economici non potessero leggere un cd di durata superiore a quella garantita dai produttori dei supporti. Il risultato complessivo è un disco di indubbio valore, pur non sfondando nel campo dei capolavori assoluti. A molti piacerà, ad altrettanti no; ma questa, soprattutto per quanto riguarda un gruppo come gli Helloween, non è una novità.
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