HEKATE: Totentanz
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02/07/2018Toni marziali, sonorità folk e poi un approccio decisamente moderno di strumenti tradizionali per i teutonici Hekate. La sorgente musicale della band inizia a zampillare nel 1991, fiume che arriva a noi oggi in un ideale equilibrio fra attualità e passato. Possiamo tranquillamente parlare di neofolk, tratti cupi, new wave e dark, si legano poi ad un rock che ha un taglio classicamente tedesco, oseremmo dire industrial. Tutto però deve essere trasportato nella dimensione del filone pagano. Tra mura di cemento si alza un suono, antico rituale che si adatta alla frenesia ed alla tecnologia, prendendosi però i tempi e gli spazi dovuti. Una sorta di moderno sciamano, pensiero che corre e che viene scolpito su patinato silicio. “Totentanz” è la danza delle morte, tempo inesorabile al cui termine la signora con la falce attende tutti noi. Hekate, dea della magia e della mediazione prova a farci guardare oltre, ad interpretare passi la cui musicalità soggiace sorniona. Un album contemplativo, capace di trasportarci in realtà a metà tra il naturale e il cibernetico. Esistenza extraterreste che ha un passato assai più antico del nostro, viaggio nello spazio che si mescola a religione, preghiera e macchine. Neofolk nel vero senso del termine, cerimoniale che unisce misticismo a scienza. La voce maschile, impostata e decisamente teutonica, lascia poi spazio a quella romantica e tiepida femminile, dualismo che ricade in questo dualismo di anime così diverse, ma che gli Hekate riescono perfettamente a far convivere. Album che ci ha indubbiamente stregato, in grado di trovare un equilibrio fra passato e futuro, linea di una storia che ha ancora molto da dire e scrivere.
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