GRAVE DIGGER: Healed By Metal
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10/02/2017Sembra proprio che l'abbandono del formato del concept-album sia servito a dare nuova linfa al combo teutonico capeggiato dal mitico Chris Bolthendahl con la sua particolare voce sempre molto graffiante nonostante qualche piccolo segno d'usura, più che comprensibile dopo circa 40 anni dedicati al servizio del sacro metallo. Le canzoni si presentano grosso modo sullo stile del precedente 'Return Of The Reaper', disco che senza certo eccellere riportava quanto meno i nostri sulle giuste coordinate dopo le mezze delusioni degli anni precedenti. Quasi del tutto accantonate le parti speed le tracce mantengono comunque un approccio diretto, con una preferenza verso l'heavy metal più di vecchio stampo e le tastiere relegate in secondo piano. Tutto questo è dimostrato in pieno dall'opener title-track è proprio all'insegna del hard'n'heavy più anthemico, molto alla Saxon, che non spicca certo per genio compositivo ma il pieno di energia è garantito, brano che si rivela perfetto per riscaldare le platee. Axel Ritt fornisce una performance ricca di sostanza come riff e molto precisa anche in chiave solitsa; la sezione ritmica viaggia alla grande e mostra il suo volto migliore in "Lawbreaker" e "Call For War", due brani che spingono sull'acceleratore, più sfrontato il primo, assai più corale il secondo. 'Ten Commandments Of Metal' mostra forse il lato più tamarro dei Digger caratterizzato da una struttura molto ottantiana con un testo che prende fin troppo spunto dai Manowar. E così, tra tempi medio-veloci, refrain immediati, strofe dal buon livello di dinamismo si arriva alla conclusione di un lavoro sì lontano dai trionfi del periodo 'Heart Of Darkness/Tunes Of War', ma che garantisce senza dubbio un ottimo coinvolgimento, una passione che sembrava sopita e tanta, davvero tanta forza ed energia.
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