GENESIS: SELLING ENGLAND BY THE POUND
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29/01/2009Quando si parla di progressive rock in modo serio non si può fare a meno di parlare di uno dei più grandi gruppi che vi si sono dedicati e che ne sono stati i portavoce nel mondo permettendo al genere di affermarsi in maniera definitiva e grandiosa negli anni settanta, gettando le basi per la sua evoluzione futura. Stiamo parlando chiaramente dei Genesis (ma questo lo sapete già visto che avete cliccato sulla recensione ;) ). Per i giovanissimi che magari si avvicinano al prog rock solo da pochissimo tempo magari questa cosa suonerà un po' strana visto che magari si ricordano solo di album pop come 'We Can't Dance' e 'Invisible Touch'. Solo per loro, gli altri conosceranno la storia a memoria, dico che quello che magari è conosciuto come il gruppo di Phil Collins in realtà nasce sul finire degli anni 60 e ha nelle sue file alla voce Peter Gabriel (anch'esso nella carriera solista si è poi dedicato al genere pop). Il gruppo nasce con una vena prog e psichedelica, fondandosi sia su splendide melodie e divagazioni ritmiche sia sui testi spesso visionari di Gabriel. Nel decennio del 1970 il gruppo lavora tantissimo, al ritmo di quasi un disco ad anno, e 'Selling England By The Pound', che viene pubblicato nel 1973, può essere considerato probabilmente il loro disco prog migliore e la definitiva consacrazione dopo i validissimi 'Trepass', 'Nursery Crime' e 'Foxtrot'. In 'Selling England By The Pound' l'amante del prog rock, specialmente di quello anni '70, può ritrovare tutto il meglio del genere: dalle stupende divagazioni musicali a carico di tastiere, flauti, chitarre alle ottime tracce vocali che catturano e trascinano l'ascoltatore. Difficile dire se ci siano tracce migliori delle altre perché qui il livello di tutto il disco raggiunge apici così alti che le differenze possono essere solo soggettive e non oggettive. Tengo solo a segnalare che in questo disco vi è la prima traccia totalmente cantata da Phil Collins: "More Fool Me" (voci dicono che questo brano sia stato cantato da Collins perché detestato da Gabriel). E sull'analisi del disco mi fermo qui perché sono convinto che dischi come questi non debbano essere troppo analizzati nelle recensioni, ma vadano lasciati esprimersi da soli attraverso la loro musica e la loro capacità di avvicinare nuovi ascoltatori al genere semplicemente con il primo ascolto.
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